Giovedì 25 Aprile 2024

Terremoto, i segnali: "Prevedere il sisma è possibile"

Primi modelli attendibili. L’Italia partecipa allo studio con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), accanto a ricercatori degli Usa, Nuova Zelanda e Giappone

Sismografo (Ansa)

Sismografo (Ansa)

Roma, 12 giugno 2018 - Funzionano i primi modelli per la previsione dei terremoti. La strada è ancora lunga per riuscire ad avere informazioni certe su un determinato evento, quindi i pronostici esprimono solo valori statistic, come dimostrano i test della rete internazionale Csep, cui l’Italia partecipa con ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), accanto a California, Nuova Zelanda e Giappone. «Non siamo in grado di dire se domani ci sarà un terremoto, ma di calcolare delle probabilità», dice il sismologo Warner Marzocchi.  I primi risultati dei test condotti dalla rete Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability) riguardano il periodo 2009-2014. Sono pubblicati sulla rivista Seismological Research Letters e comprendono anche il test basato sui dati del terremoto del 2012 in Emilia Romagna. Con Marzocchi ha firmato l’articolo Matteo Taroni.

Se le probabilità di un terremoto “sono del 5%, questo significa che in media una volta su 20 in quelle particolari condizioni ci sarà un evento sismico”, ha spiegato Marzocchi. Ciò vuol dire, ha rilevato, che “siamo lontani anni luce da quello che si intende comunemente con il termine previsione, ma certamente siamo in grado di indicare come le probabilità cambiano nel tempo e nello spazio”. Da qualche anno i dati vengono trasmessi a livello sperimentale sia alla Commissione Grandi Rischi sia alla Protezione Civile. 

Tutti i dati registrati dalla Rete sismica nazionale, dall’agosto 2009 al 2014, includendo anche i terremoti della sequenza dell’Emilia Romagna nel 2012, sono stati confrontati con le previsioni probabilistiche fornite da tanti modelli sottoposti all’esame del Csep. Si analizzeranno anche quelli relativi alla sequenza iniziata il 24 agosto 2016 nell’Italia centrale. “Il confronto fra le previsioni fatte e i dati osservati permette inoltre di individuare il modello più efficiente”, ha detto ancora Marzocchi. “Grazie alla rete Csep - ha aggiunto - si riesce a spostare in un ambito scientifico tutte le discussioni sulle previsioni”. Dopo questo primo round si prevedono altri cinque anni di test dei modelli.