Mercoledì 24 Aprile 2024

Suonala ancora Trump "Rifacciamo grande l’America" Ma i suoi lo mollano

L’ex presidente lancia la candidatura nonostante il fiasco del Midterm. La figlia Ivanka si sfila, i grandi finanziatori storcono il naso. e i big del partito repubblicano sperano in un dietrofront

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di Giampaolo Pioli

Questa volta Donald Trump era solo sul palco. La gente ad ascoltarlo nel suo resort di Mar a Lago a Palm Beach sempre eccitatissima ma meno numerosa del solito. E soprattutto non c’erano molte delle donne del clan dell’ex presidente e la più famosa di tutte, Ivanka Trump, ha lanciato un laconico messaggio: "Io non sono più coinvolta in politica e dedicherò il mio tempo alla crescita dei miei figli… ma sono orgogliosa di aver servito il mio Paese". Non c’è stato nulla da fare. Donald, il guerriero vendicatico, non ha voluto ascoltare i consigli di nessuno ed è infatti ufficialmente candidato alle presidenziali del 2024.

"Siete pronti? Sono pronto anche io. Per rendere l’America di nuovo grande e gloriosa, annuncio la mia candidatura a presidente degli Stati Uniti".

Non ci sono precedenti storici sull’annuncio di una candidatura così anticipata a due anni dal voto. Soprattutto se a lanciarla è un ex presidente sconfitto pesantemente nel 2020, considerato l’ispiratore di una rivolta per annullare l’esito del voto che ha portato all’assalto del congresso il 6 gennaio del 2021 per impedire l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. "Io sono pronto a ripristinare lo splendore americano e con la mia vittoria ricostruiremo la miglior economia di sempre…".

Il partito repubblicano, però, che dovrà portarlo alla nomination non è più entusiasta come nel 2016. La mancata “onda rossa” nelle elezioni di medio termine, che ha lasciato il controllo del senato ai democratici e il risultato ancora incerto della Camera (anche se alla fine potrebbe dare ai repubblicani solo un paio di seggi di vantaggio) sta spaccando l’Elefante. I grandi sponsor miliardari guardano a candidati nuovi.

"Non è più la persona giusta. La sconfitta repubblicana è dovuta alla scelta sbagliata dei candidati che lui ha imposto. Per Trump ricandidarsi è solo una vendetta", sono solo alcune delle dichiarazioni che circolano liberamente nei corridoi del Senato e alla Camera, dove sono decine coloro che prendono le sistanze dal tycoon, deciso a farla pagare a chi non è leale. A partire dal Vice presidente Mike Pence, pronto a scendere in campo contro di lui dopo aver dichiarato in un libro: "Trump sapeva esattamente quello che stava succedendo al Campidoglio il 6 gennaio ma non ha mosso un dito", ritenendolo di fatto il mandante morale di quella pericolosa rivolta contro le istituzioni democratiche.

Ma nemmeno nella Florida, che Trump ha scelto come sua nuova sede abbandonando New York, è lui il grande favorito per la nomination del 2024: il giovane astro nascente, fresco di riconferma dalle urne, infatti, è il governatore Ron De Santis. Trump, comunque, rimane non solo il capo assoluto del partito ma si trova con una base elettorale solida del 28% della base repubblicana che si ritrova nel movimento parallelo “Maga” (make America Great Again).

Chi ha smesso di appoggiarlo e di seguirlo dopo l’annuncio dell’altra sera sono però i grandi media conservatori di Murdoch e la Fox News, sempre proprietà del magnate australiano, i quali anche nei titoli di prima pagina cominciano a denigrarlo definendolo ormai quasi in tono sprezzante "the Florida man", come ha fatto il New York Post per riservare a De Santis un molto più incoraggiante titolo "Defuture" il futuro.

Solo i due figli maschi rimangono con Donal e si attorcigliano ancora nelle teorie complottiste e negazioniste. La magistratura e la commissione del Congresso, controllata dai democratici fino al 31 dicembre, hanno in piedi 5 inchieste e sembrano avvicinarsi sempre di più al bersaglio grosso e ad una eventuale incriminazione. "L’annuncio della candidatura non congela affatto, né tanto meno ferma, la macchina della giustizia", dicono gli esperti legali americani.