Mercoledì 24 Aprile 2024

Spionaggio russo, la Guerra fredda non muore mai. Mosca torna la grande nemica

Il Dopoguerra col più forte partito comunista d’Europa, la Nato e il Patto di Varsavia: gli archivi dei Servizi. Roma crocevia per le talpe internazionali. Dopo la caduta del Muro l’illusione che il mondo fosse cambiato

La casa Russia, film del 1990. Nella foto, Sean Connery con Michelle Pfeiffer

La casa Russia, film del 1990. Nella foto, Sean Connery con Michelle Pfeiffer

La notizia della vendita d’informazioni di carattere militare, attività nota come "spionaggio", per qualche tempo terrà cartello tra le notizie di carattere nazionale. Poi verrà inghiottita dagli archivi dei Servizi, e il pubblico non ne sentirà più parlare. Meglio così. Gli argomenti di interesse ormai sono altri, queste, si pensa, sono cose d’altri tempi. Casi simili si sono verificati, ma ormai nessuno li ricorda. Tutti invece rammentano, per esempio, l’incriminazione di funzionari dei Servizi per aver collaborato con i colleghi Usa alla cattura di un noto Imam sovversivo. Perché? Per una questione di cultura.

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Il fatto è che i ragazzi della mia generazione erano stati necessariamente educati alla cultura del segreto. Necessariamente? Sì, proprio così. L’Italia aveva aderito alla Nato, che, nel suo insieme, fronteggiava quel Patto di Varsavia che prendeva ordini da Mosca. Niente di male, si dirà, anche la Nato prendeva ordini da Washington. C’era però una differenza: l’Italia aveva in grembo il più grande Partito Comunista in Europa, con rappresentanti permanenti a Mosca ai tempi del Comintern e itineranti ai tempi del Cominform. Alcuni, che sedevano in Parlamento, continuavano i viaggi anche dopo Budapest e Praga.

Nel frattempo, c’era stato chi, in ottemperanza a direttive ricevute, con zelo e pazienza aveva trasformato la cultura di scuole e università per renderla più permeabile alle nuove idee. Mentre in Italia maggioranze cerchiobottiste sapevano e facevano lo gnorri (idem con i palestinesi), la Nato reagiva con il segreto più stringente, cui noi militari aderivamo con convinzione. Eravamo in guerra, la Guerra Fredda, quella che secondo qualcuno abbiamo vinto senza perdite umane. Ma i piloti militari, per esempio, ricordano ancora i loro compagni caduti per addestrarsi a questa guerra (i loro nomi sono scolpiti sui muri di Palazzo Aeronautica), o i giorni e le notti passate pronti a partire su allarme con cinque minuti di preavviso. Così, a fronte degli ineffabili viaggiatori Roma-Mosca, il mantenimento dell’obbligo del segreto non pesava affatto.

Dopo la caduta del muro, ci stavamo illudendo che il mondo fosse cambiato. Ma il lupo perde solo il pelo, non il vizio. Ed ecco che la Russia, sempre più in difficoltà dopo la facile annessione della Crimea, la precaria situazione in Ucraina, l’indesiderata attrazione cinese, le frustrate pretese sull’Artico, una Nato che sotto la spinta obamiana di Joe Biden comincia a essere sgarbata, le sanzioni che portano a svalutare la moneta, l’opinione pubblica che in parte si ribella, è costretta ad abbassare la ’mascherina’ del bon ton.

Così zar Putin, che si avviava alla presidenza a vita, innervosendosi comincia a sbagliare misure. Con l’Italia, visto il buon lavoro che avevano fatto i suoi predecessori, pensava di avere gioco facile. Ma la generosità nell’invio delle truppe anti Covid (ben presto ritirate) non è stata sufficiente. La partita dell’ex Kgb contro l’Italia, nonostante i tanti estimatori, per ora è da considerarsi fallita. "È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere la falsità" . Occhio, ragazzi, meditate: l’ha detto Albert Einstein.