Venerdì 26 Aprile 2024

Soldato russo processato, il 'mostro' alla sbarra. "Sono colpevole ma erano gli ordini"

Tra crimini di guerra e propaganda, in aula Vadim Shishimarin, il 21enne russo che ha ucciso un civile in bicicletta

"Sono colpevole", ammette il primo soldato russo processato per un crimine di guerra in Ucraina. Vadim Shishimarin ha 21 anni, ed appare smarrito, attonito, circondato da giornalisti nella piccola aula del tribunale. Il suo avvocato insiste: hai capito le accuse?, e lui risponde ancora di sì. E sa di rischiare l’ergastolo. Il legale lo invita a collaborare per ottenere una pena più mite. Ma si può dubitare che abbia compreso perché si trovi sotto processo, e perché lo abbiano mandato a combattere in un posto sconosciuto, a migliaia di chilometri dal suo paese. Il 28 febbraio, quattro giorni dall’inizio dell’offensiva, nel villaggio di Chupakivkha, nel nord dell’Ucraina, da un’auto rubata il militare russo ha sparato con un kalashnikov contro un civile, un ciclista di 62 anni, disarmato, senza alcun motivo. Un’esecuzione a freddo, per l’accusa. Vadim si difende: l’uomo stava telefonando al cellulare, mi hanno ordinato di abbatterlo, perché avrebbe denunciato la nostra posizione al nemico. La vittima è stata uccisa a poche decine di metri da casa. Gli ucraini hanno denunciato oltre diecimila crimini di guerra, compiuti in questi tre mesi, uccisioni senza motivo, stupri. Il Cremlino nega, le accuse sono inventate, ma il portavoce Dmitri Peskov ammette che nel caso di Vadim, non sa che dire, non è informato, mancano prove certe.

Vadim Shishimarin, soldato russo a processo per omicidio volontario e crimini di guerra
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L’imputato è nato vicino a Irkutsk, circa 600mila abitanti, in Siberia, a sud del lago Bajkal, a 5200 chilometri da Mosca. È cresciuto in un altro mondo. Ma è colpevole, come ammette. Si ripete lo scenario di sempre. Chi uccide non è responsabile, perché ha eseguito la volontà di un superiore. Così si difese anche Adolf Eichmann, non aveva mai ucciso con le sue mani, ma era responsabile per aver collaborato a eliminare milioni di ebrei nelle camere a gas. E in Israele fu condannato alla pena di morte.

Sono colpevoli i soldati e gli ufficiali responsabili degli eccidi di Sant’Anna di Stazzema o di Marzabotto. Ma la colpa è individuale, per condannarli fu necessario che i superstiti decenni dopo riconoscessero i criminali. Com’è possibile? Ho parlato con un superstite di Sant’Anna. Era un bambino, mi disse, e un ufficiale tedesco lo salvò, gridando "scappa, scappa". Non basta aver fatto di un battaglione, e essersi trovato sul posto, per venire condannato al di là di ogni ragionevole dubbio.

A My Lai, un villaggio in Vietnam, il 16 marzo del 1968, un gruppo di soldati americani trucidò 504 civili. Ma solo uno fu processato, il tenente William Calley, che all’epoca aveva 25 anni. Il primo aprile del 1971, una data tragicamente ironica, fu condannato all’ergastolo, un caso quasi unico per la giustizia militare americana. Ma il giorno dopo il presidente Richard Nixon ordinò che fosse scarcerato. Il giovane Calley non aveva obbedito agli ordini, era lui il comandante a My Lai.

Nel luglio del 1969, la rivista Der Spiegel rivelò il caso di Matthias Defregger, che era il vescovo di Monaco, ma aveva partecipato alle operazioni in Italia con il grado di capitano. Nel giugno del 1944, all’epoca aveva 29 anni, fece giustiziare 17 abitanti di Filetto, nella zona del Gran Sasso, e diede alle fiamme il paese, per rappresaglia dopo un attentato compiuto in zona dagli americani. Prese i voti dopo la guerra, ma non per espiare, come disse al processo: "Ho compiuto solo il mio dovere di ufficiale". L’ordine gli era pervenuto da un generale, comandante delle truppe in Abruzzo, che a sua volta aveva ricevuto un ordine diretto da Hitler, da Berlino. Qualche mese dopo, fu promosso maggiore.

Gli americani in giugno erano a pochi chilometri, forse sarebbe stato possibile evitare di eseguire l’ordine adducendo qualche scusa, ma un militare agisce secondo un altro codice, anche se pensa di cambiare divisa, e indossare la tonaca. Queste citazioni storiche non sono un attenuante per il giovane Vadim, ma i veri responsabili sono quanti hanno mandato in prima linea giovani inesperti, spaventati, giunti sul teatro del conflitto dalle zone più remote della Russia.