Venerdì 26 Aprile 2024

Slogan e rosari Salvini ammicca ai cattolici

Lucetta

Scaraffia

Nel nostro Paese la religione influenza ancora la scelta politica? Siamo di certo lontani, anzi lontanissimi, dai tempi in cui i parroci orientavano i voti dei loro fedeli, in cui esisteva un partito cattolico che tutti i cattolici erano tenuti, almeno in teoria, a votare. Non solo partiti cattolici non esistono più da tempo, ma anche le questioni per cui l’appartenenza religiosa potrebbe esercitare ancora qualche peso – come il fine vita o l’identità sessuale – sembrano quasi scomparse dall’odierno dibattito elettorale. Solo qualche cenno nei programmi, ma quasi sempre escluse da una vera discussione nei dibattiti televisivi, ormai unica arena elettorale rimasta.

C’è qualcuno però che si ricorda che gran parte degli italiani sono ancora cattolici, o per lo meno che ricorrono alla religione nei momenti cruciali, spesso con modalità devozionali che sconfinano nella superstizione. E non è Conte, l’avvocato del sud devoto di padre Pio, come ci si potrebbe aspettare, a mostrarsi devoto, ma il leader di un movimento del nord industriale e secolarizzato: Matteo Salvini.

Non sappiamo se sta strizzando l’occhio ai suoi nordici elettori leghisti – moderni sì, ma nascostamente dediti a visite a santuari e a rosari come conferma del resto la fortuna di Radio Maria – o se pensa così di catturare voti al sud, notoriamente appassionato di madonne e santi patroni. Certo a questi possibili fan si rivolge Salvini quando parla sui modernissimi social circondato da immagini religiose e madonnine, e certo ancora pensa a loro quando scimmiotta una preghiera – il credo – nel presentare il suo programma elettorale. È la famosa ’bestia’ che gli suggerisce queste che si sarebbe tentati di definire pagliacciate? Non importa sapere chi è l’autore di questa strategia. Quello che conta è capire da questo dettaglio cosa è diventata l’Italia, e forse, ahimè, cosa significa oggi per troppi italiani essere cattolici.