Venerdì 26 Aprile 2024

Lo sciopero per il clima e il boomerang per la scuola

Una protesta contro i cambiamenti climatici (foto Imagoeconomica)

Una protesta contro i cambiamenti climatici (foto Imagoeconomica)

C’era una volta il 6 politico. Questa è l’epoca della giustificazione globale nel nome del clima. Lo sciopero verde è più che un diritto, diventa addirittura un dovere, sdoganato da un ministro che si è 'gretizzato', anche lui come quasi tutti. Ma diciamolo subito: se Fioramonti-Thunberg ha pensato di ingraziarsi così gli studenti, non ci riuscirà. Nella storia d’Italia non c’è stato un solo ministro dell’Istruzione che non sia stato contestato. Occupazioni e manifestazioni sono arrivate puntuali contro il titolare dell’ultima riforma della scuola in corso, fosse essa di centro, di destra, di sinistra o di qualunque altro colore regalerà l’italica fantasia politica. Ogni governo ha lasciato in eredità una propria riforma della scuola. Ora, non sappiamo ancora cosa farà il neo ministro, oltre alle tasse sulle merendine e alla strizzata d’occhi agli ambientalisti. Gli auguriamo che gli studenti non lancino sulle scalinate del Miur i rotoli di carta igienica come nel 1989.

Però questa sua circolare che invita le scuole a giustificare le assenze di chi ha protestato per il clima è un boomerang. Non solo perché – si chiedono i presidi – come si fa a sapere se un alunno era allo sciopero o a giocare a bowling? Il ministro, insomma, senza volerlo rischia di avallare pure i furbetti. Ma anche perché il principio del ‘liberi tutti’ ha un limite. Chi stabilisce quale causa è sufficientemente giusta per poter scioperare? Perché lo stop all’industria dei carburanti fossili merita mentre la protesta contro le guerre no? È vero che quasi tutti simpatizzano per il picchetto del terzo millennio.

La marea di studenti-ambientalisti dello sciopero globale ha il merito di aver portato all’attenzione dei potenti ragioni finora sottovalutate e ha fatto discutere in ogni famiglia. Anche mia figlia, 8 anni, la treccia un po’ meno lunga della svedese Greta, ha cantato e capito lo slogan 'There is no planet B' assieme a tanti coloratissimi giovani che le mamme definirebbero amorevolmente come ‘sbarbini idealisti’. Era dai tempi della contestazione studentesca che non si vedeva una mobilitazione così. Tutto ammirevole. Ma la scuola faccia la scuola (per esempio insegnando cosa davvero potrebbero fare i giganti dell’economia e ognuno di noi per ridurre gli sprechi). L’onda green faccia la protesta. 

Greta Thunberg all'Onu (Lapresse)