Giovedì 25 Aprile 2024

Schlein-Meloni, le duellanti Pd e FdI cantano vittoria Ma si leccano le ferite Alleanze decisive ai ballottaggi

Per Fratelli d’Italia i risultati, salvo Latina, non sono paragonabili a quelli di settembre. I dem devono confermare a tutti i costi Ancona per non uscire sconfitti. Il crollo dei grillini certifica che a livello locale l’asse con Conte non funziona.

di Antonella Coppari

Chi ha perso è chiaro: Conte, Salvini, Calenda. Ma per sapere chi ha vinto bisogna aspettare i ballottaggi. Le mani principali di questa partita sono tutte da giocare. Certo, le due leader che inevitabilmente molti indicano come ’le duellanti’, cantano già vittoria. Ciascuna ha qualche buona ragione, entrambe tirano un po’ la realtà per i capelli. La premier esulta ma con misura, forse anche per non calcare troppo la mano su una Lega schiacciata quasi ovunque, davvero vincente solo a Treviso: "Penso che 4 su 6 sia un buon risultato per il centrodestra, che conferma la sua forza. L’esito del primo turno è un’ulteriore spinta all’azione del governo, il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali", avverte Giorgia Meloni.

Il punto è che nelle percentuali di partito la leader tricolore non può vantare trionfi. I risultati sono positivi certo, ma da nessuna parte, salvo Latina, paragonabili a quelli dello scorso settembre e tanto meno a quelli settimanalmente attribuiti a FdI dai sondaggi. Poco sotto il 20%, non poco sotto il 30%. Il successo nella seconda città del Lazio è schiacciante: "Effetto Meloni", lo definisce Salvatore Vassallo, direttore dell’Istituto Cattaneo. Ma non imprevisto: Latina è stata sempre roccaforte della destra; anomala fu casomai la vittoria del centrosinistra. Altrettanto prevedibili i successi a Treviso, Sondrio e Imperia. Brucia invece la mancata conquista di Ancona, roccaforte rossa che la destra pensava di prendere già al primo turno.

Sparge ottimismo pure Elly Schlein: "Siamo il primo partito in quasi tutti i comuni capoluogo, ora siamo in condizioni di vincere. Ci rialziamo, la destra frena". Ma neppure lei ha veri motivi per gioire. Parlare di inversione di tendenza è impossibile. L’unico risultato davvero brillante è la conferma di Brescia, ma non basta per poter dire di aver almeno fermato la caduta. Quell’effetto è legato alle sorti di Ancona, e soprattutto alla riconquista di almeno una delle città toscane – Pisa, Siena e Massa – dolorosamente espugnate dalla destra nel 2018. Dovrà impegnarsi a fondo nei prossimi giorni la segretaria dem: "Continueremo a lavorare nella maniera più unitaria possibile", promette.

Note dolci o amare, a seconda dei punti di vista, per le due lady della politica da Vicenza dove Giacomo Possamai (Pd) ha qualche punto più del sindaco uscente di centrodestra, Francesco Rucco, e Brindisi, nella Puglia di Emiliano e Boccia, dove il vantaggio della destra è schiacciante.

Le elezioni non sono mai solo questione di eletti o non eletti. A un’analisi più complessiva risalta la difficoltà strategica che Elly dovrà affrontare: l’assenza di una coalizione credibile. Non si tratta solo del fatto che in quasi tutte le principali piazze Pd e 5stelle sono andati divisi, ma soprattutto del tracollo dei grillini, dimostrazione palese che se l’avvicinamento tra i due partiti è difficile al vertice, lo è molto di più alla base. Schlein è soddisfatta del primato riconquistato dai democratici ("il Pd gode ottima salute") che appena pochi mesi fa sembravano destinati a essere sorpassati da Conte.

Ma se non riuscirà a trasformare il suo partito nell’asse di una vera coalizione, alle politiche non ci sarà partita e non basteranno giochi di parole come quelli di ieri per cavarsi d’impaccio: "Per le alleanze costante è l’affidabilità del Pd". Alla fine ai punti o per kappao una vincitrice ci sarà. Ma per dire di chi si tratta è presto.