Venerdì 26 Aprile 2024

Elezioni 2021, "Scandalizzati dal Rolex? È la solita sinistra"

Velardi, ex collaboratore di D’Alema: "Cari compagni, non riuscite ancora a digerire che la ricchezza guadagnata sul campo è un valore"

Roman Pastore, 21 anni, è candidato municipale a Roma nella lista di Carlo Calenda

Roman Pastore, 21 anni, è candidato municipale a Roma nella lista di Carlo Calenda

"Intanto una premessa; io l’orologio non lo porto più da anni, ho il telefono...".

Claudio Velardi, oggi docente di lobbying e comunicazione alla Luiss, ma un tempo tra i Lothar della comunicazione di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, uomo di sinistra, ma con anima liberale, vorrebbe cavarsela così, con una battuta e sottrarsi all’analisi del "nuovo caso che agita la sinistra". Ma la questione di Roman Pastore, il 21enne candidato di Azione di Calenda a Roma, massacrato sui social da una sinistra più attenta all’apparenza che alla sostanza e capace di alzare un polverone sui simboli (gli orologi costosi) perché incapace di interloquire sui temi, in realtà lo ha stuzzicato.

Elezioni amministrative 2021, le liste

Velardi, dica la verità; è sempre una questione di lotta di classe...

"Il punto all’origine della polemica è l’eterno tallone d’Achille della sinistra, che non riesce a compiere l’ultimo miglio verso l’accettazione della bellezza del capitalismo, della competizione, della libertà. Anche della ricchezza, quella sana, guadagnata sul campo. C’è un fondo limaccioso, nella sinistra italiana, quella storica, quella dura e pura per intenderci, che non ha mai superato schemi di fondo, la lotta di classe, il Rolex come simbolo dell’ostentazione della ricchezza e molto altro, che sono sentimenti che poi ritroviamo oggi sui social, portati avanti nel classico modo del dialogo dentro i social, ossia arrogante e scomposto".

I social, in questo caso, hanno fatto da cassa di risonanza di una questione politicamente irrilevante…

"Esatto, perché oggi i social sono degli enormi bar sport dove ognuno spara la sua sciocchezza nella speranza di essere poi ripreso da quella informazione main stream che, soprattutto quando si parla di questioni politiche, gli regala un momento di visibilità che altrimenti all’esterno non avrebbe. È una corsa ossessiva all’attimo di notorietà da parte di chi, davvero, non ne avrebbe su questioni serie".

Colpa anche di un certo cattivo giornalismo...

"C’è anche questo. Perché il gioco di chi cerca di rendersi visibile con la polemica trova sponda, poi, in chi lo cita sui giornali e dunque alimenta la gara a chi la spara più grossa. Ma questo, se vogliamo, è un problema di comunicazione, il problema politico è davvero più profondo".

Spieghiamolo.

"Il punto di partenza è quello che dicevo all’inizio, l’incapacità della sinistra di affrancarsi da certi compartimenti stagni che la imprigionano da sempre, a partire proprio dalla questione della lotta di classe, delle disuguaglianze. È una sorta di invidia populista del successo dell’altro, presente nel ventre molle della sinistra, che un tempo veniva governato dal Pci. Ai tempi di Togliatti una polemica come questa, sull’orologio costoso di un candidato dell’opposizione, non ci sarebbe mai stata e sarebbe stata sopita con il pugno di ferro. Oggi, invece, non esiste nessuno che abbia la forza per tenere a freno questo populismo che poi ha creato il grillismo".

La rabbia non contenuta a sinistra sarebbe diventata la base elettorale del M5s?

"Senza alcun dubbio. E ora che i grillini hanno perso, di parecchio, la loro spinta propulsiva, ecco che sui social appare chi, come nel caso della polemica sul candidato di Azione, occhieggia di nuovo a quel popolo a quell’elettorato scappato con i 5 Stelle per tentare di riportarsene una parte indietro. Il gioco è fin troppo evidente".

Quindi, ancora oggi c’è una sinistra che non riesce a fare i conti con la realtà.

"Ci vorrebbe una leadership molto forte, autorevole e nello stesso tempo rassicurante, per riuscire a superare questi steccati, un personaggio alla Draghi, capace di imporre, con dolcezza, ma anche con forza, un cambiamento radicale, scrostando il terreno limaccioso di cui parlavo prima. L’unico che ha provato a farlo – e per questo è stato impallinato – è stato Matteo Renzi, ma non lo ha fatto nei modi e nelle maniere giuste per riuscire a rendersi credibile con quel certo popolo di sinistra che, non a caso, poi gli si è rivoltato contro".

Intravvede, per caso, all’orizzonte, una personalità politica capace di un siffatto miracolo?

"Sono onesto; al momento proprio no".