Giovedì 25 Aprile 2024

Sarkò e gli industriali tirano la volata a Macron

Le Pen apre al referendum sulla pena di morte, mentre il presidente uscente è pronto a mettere al voto la riforma delle pensioni

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Macron fa gli occhi dolci alla gauche. A meno di due settimane dal cruciale ballottaggio per l’Eliseo contro Marine Le Pen, il presidente uscente prova a sedurre gli elettori della sinistra francese – quelli, per intenderci, che al primo turno hanno votato in massa per Jean-Luc Mélenchon portandolo al 22% – mostrandosi più che mai aperto a una revisione della riforma previdenziale, tra i punti cardine del suo programma invocato dalla destra moderata ma inviso, appunto, alla gauche. Proseguendo la campagna elettorale a tambur battente in Alsazia, il candidato Macron ha tentato di ampliare ulteriormente la sua base elettorale, dicendosi aperto alla possibilità di ridurre l’innalzamento dell’età pensionistica da 62 a 64 anni, invece che da 62 a 65 anni come previsto inizialmente nel suo programma, se quest’ultimo termine dovesse suscitare "troppe tensioni". E non ha escluso la possibilità di un referendum.

Concessione inattesa, a tredici giorni dal secondo turno del 24 aprile, che ha suscitato le critiche di Marine Le Pen, favorevole invece al mantenimento dello status quo, vale a dire i 62 anni attualmente in vigore in Francia. Intervistata da France Inter, la leader dell’estrema destra ha denunciato una "manovra tattica" indirizzata agli elettori della gauche. Ma la sua convinzione è che Macron andrà "fino in fondo alla sua ossessione" dei 65 anni. "Non ho nessuna fiducia in Macron, ma davvero nessuna, ancor meno a dieci giorni dal secondo turno", ha sostenuto la candidata anti-Ue.

Ieri, la paladina del Rassemblement National che in questi ultimi tempi ha tentato di fare il possibile per far dimenticare i suoi rapporti con Vladimir Putin è tornata a promettere un referendum sulla pena di morte e uno ad hoc per far entrare il cosiddetto principio del "Primato nazionale" in costituzione nonché affermare la prevalenza del diritto francese sul diritto internazionale e i trattati europei. E ha chiuso alla possibilità di far entrare Zemmour (e la nipote Marion Maréchal) nel suo governo. La candidata spinge anche per un settennato presidenziale non rinnovabile al posto dell’attuale quinquennato, una misura che non dispiace nemmeno a Macron.

Da Mulhouse, quest’ultimo le ha ricordato che in Francia "modificare la costituzione in modo diretto" non è possibile e ha denunciato le sue "frottole sull’Europa". Favorevole a un’uscita della Francia dall’Unione europea nella sua prima sfida presidenziale del 2017, Le Pen ha adesso modificato la strategia: niente più Frexit ma una riforma dell’Unione "dal suo interno" con la creazione di "un’alleanza europea di nazioni libere e sovrane, un’Europa delle cooperazioni liberamente consentite". Tutto il contrario di Macron che è invece convinto che per rispondere alle grandi sfide del presente, a cominciare da Russia e Cina, si debba costruire un’Unione sempre più forte. In visita a Vernon, nel dipartimento di Eure, Macron ha incassato il sostegno dell’ex presidente di destra, Nicolas Sarkozy, ancora molto influente nel campo neogollista, dell’ex premier socialista, Lionel Jospin, dei centristi dell’Udi e del Medef, la Confindustria francese.