Giovedì 25 Aprile 2024

Livorno, come funziona l'unico rigassificatore offshore italiano

Intervista all'aministratore delegato della società Olt, l'ingegner Giovanni Giorgi

Giovanni Giorgi, ad di Olt

Giovanni Giorgi, ad di Olt

Livorno, 15 maggio 2022 - Razionamento dei consumi, solidarietà tra i Paesi Ue colpiti, tetto al prezzo e interventi contro la speculazione: sono alcuni degli elementi del piano di emergenza della Ue nel caso la Russia interrompesse bruscamente la fornitura di gas dell'Unione Europea. Un piano che verrà presentato mercoledì prossimo a Bruxelles e che prende il nome di RepowerEu. Ma l'Italia come si sta adoperando per affrancarsi dalla dipendenza energtica dalla Russia? Implementando nuovi accordi con altri Paesi fornitori. Ma per garantire l'afflusso serve implementare inannzitutto il sistema infrastrutturale per accogliere le nuove provviste di gas. Molti dei Paesi con cui l'Italia sta chiudendo accordi possono rifornici attraverso il gas naturale liquefatto (Lng). E per questo servono i rigassificatori. Attualmente in Italiano ne sono attivit tre. Uno a Rovigo (una piattaforma artificiale), uno nel Golfo della Spezia (a Panigaglia) e un terzo offshore al largo della costa tra Livorno e Pisa. Quest'ultimo è l'unico impianto in Italia in mare aperto  che sfrutta una tecnologia particolare fondata su un'ex nave metaniera riconvertita ed ancorata a oltre 120 metri di profondità attraverso sei punti di ancoraggio che ne consentono anche di ruotare per garantire il miglior attracco alla nave rifornitrice. A gestire l'impianto "Fsru Toscana" è la società Olt Offshore Lng Toscana, guidata dall'amministratore delegato, l'ingegner Giovanni Giorgi.

Ingegner Giorgi, in questo contesto di guerra, con le pressioni sul mercato delle forniture di gas e la necessità dell'Italia di diversificare le piazze di approvvigionamento, qual è il contributo del rigassificatore "Fsru Toscana"

 "Fsru Toscana sta lavorando a pieno regime, scaricando una nave a settimana circa, dall’inizio dell’anno. Al momento, il Terminale Olt è prenotato fino a fine settembre. Ragionevolmente, dovremmo mantenere questo trend fino alla fine dell’anno, questo significherebbe il 100% della nostra capacità di rigassificazione, ovvero 3.75 mld di metri cubi; più o meno il fabbisogno della Regione Toscana, il 5% rispetto a quello del sistema Paese".

 Con quale frequenza e da dove arriva il gas liquido trattato dal vostro rigassificatore?

"Come le dicevo, la frequenza è una nave a settimana. Il GNL arriva praticamente da tutto il mondo, abbiamo ricevuto carichi da Algeria, Camerun, Egitto, Guinea Equatoriale, Nigeria, Norvegia, Perù, Qatar, Trinidad e Tobago e Usa. Negli ultimi due anni, in particolare, circa una trentina di carichi di provenienza statunitense, circa il 44% rispetto alla totalità dei carichi ricevuti".

Con quale capacità?

 "Fsru Toscana è autorizzato a ricevere circa il 90% della flotta di navi metaniere attualmente in servizio, con una capacità di carico compresa tra 65.000 e 180.000 m3 (classe “New Panamax), ferma restando la capacità di rigassificazione massima autorizzata pari a 3,75 miliardi Sm3 di gas all’anno".

In termini pratici cosa significa per la vita quotidiana dei cittadini?

 "Olt è un’infrastruttura che permette di importare da tutte le parti del mondo il GNL gas naturale liquefatto, questo aumenta la disponibilità di gas per il nostro Paese permettendo di importarlo da Paesi diversi, aumentando la sicurezza e la diversificazione dell’approvvigionamento di gas naturale liquefatto. Maggiori quantità di gas incidono positivamente sul contenimento del prezzo perché aumentano l’offerta e la competizione con il gas proveniente dai gasdotti".

A proposito di cittadini, oggi anche quelli che inizialmente avversavano la realizzazione del rigassificatore, si sono ricreduti

"Nel nostro caso, c’è stata certamente una discussione sull’opportunità di installare l’impianto sul territorio; tuttavia, dobbiamo affermare che il lavoro di squadra fatto con tutti gli interlocutori coinvolti dal progetto non ha mai portato il confronto a livelli di tensione, come è accaduto altrove per le medesime infrastrutture. Può apparire scontato ma in realtà non lo è; una volta entrati in funzione, il nostro primo pensiero è stato quello di gestire l’infrastruttura al meglio senza tralasciare il minimo dettaglio sugli aspetti relativi alla sicurezza e all’ambiente. L’impegno connesso, inoltre, è stato quello di rendicontare in modo trasparente e continuativo il funzionamento dell’impianto per fornire al territorio tutte le informazioni relative a quanto veniva riscontrato dagli enti pubblici deputati al controllo delle attività del Terminale. Da ultimo, abbiamo implementato negli anni le relazioni con la nostra comunità di riferimento, cercando di fornire non solo un contributo economico alla realizzazione di determinati progetti ma mettendo anche a disposizione le nostre persone, quindi competenze e professionalità".

Qual è il livello di sicurezza?

"La sicurezza delle nostre operazioni è l’obiettivo principale, tutti in OLT anche I fornitori hanno questo concetto in mente. Chiunque è portatore di questo valore unico e imprescindibile. Si può e si deve sempre fare meglio, ma i nostri standard sulla sicurezza sono eccellenti. Investiamo molto sulla formazione delle nostre persone tanto a bordo quanto a terra. Organizziamo, annualmente, circa 150 prove di emergenza sul Terminale con il coinvolgimento sia del personale di bordo che dei fornitori presenti".

Perché i rigassificatori rappresentano un'alternativa alla dipendenza dalla Russia?

"I rigassificatori consentono di diversificare le fonti di approvvigionamento, così come dimostrato dal nostro impianto, possiamo ricevere GNL da qualsiasi area geografica del mondo".

Lavorare a pieno regime ha ricadute ambientali sull'ecosistema marino?

"Assolutamente no. Prima di entrare in operatività, nel dicembre 2013, nell’area dove è ancorato il Terminale era stato realizzato il cosiddetto “bianco”, una serie di analisi e campionamenti per acquisire lo stato dell’arte. Oggi, alcuni parametri ambientali sono persino inferiori a quelli di nove anni fa".

Cosa state facendo per ridurre questo impatto?

"Premesso che l’impatto di questo tipo di infrastrutture è assolutamente contenuto; in termini generali, sulle politiche ambientali, abbiamo iniziato da diverso tempo un processo di per studiare come decarbonizzare le nostre emissioni, già molto basse. Solo a titolo di esempio, abbiamo acquistato lampade a basso consumo, che sostituiremo in tutto il terminale, così come pompe acqua mare più efficienti, quindi a minor consumo. L’obiettivo è ridurre la nostra impronta carbonica, sempre di più".

Quanto tempo occorre per un'installazione come Fsru Toscana? 

"Dipende. Quando la Fsru Toscana è stata pensata e realizzata si parlava solo di conversioni di navi metaniere esistenti, ora ci si può rivolgere ad un cantiere per la realizzazione di una nuova unità. Se parliamo di una nuova FSRU da costruire in cantiere, occorrono circa tre anni. Viceversa, utilizzando e quindi charterizzando/comprando un mezzo già pronto i tempi si accorciano notevolmente, al netto della realizzazione dell’infrastruttura di terra e del gasdotto di connessione".