Sulla nave che trasforma il gas. Ecco il terminale che ci dà energia

A 12 miglia dalla costa tra Livorno e Pisa opera l’impianto della Olt. "Copriamo il 5% di fabbisogno del Paese"

Certe notti si vede dalla collina di Montenero, poco sopra Livorno, o da Boccadarno a Marina di Pisa. Ma solo perché la torretta di prua è illuminata per segnalare la sua presenza alle altre imbarcazioni che solcano il mar Tirreno. Di giorno, anche nelle mattinate di cielo terso, invece, è invisibile. E, comunque, al più è una grande nave in mezzo al mare. Sì, perché 'Fsru Toscana', l’unico terminale galleggiante di rigassificazione presente in Italia, sino al 2009 si chiamava 'Golar Frost' ed era una nave metaniera che solcava i mari di tutto il mondo. Poi, dopo una sosta nei cantieri di Dubai, è diventata quello che è oggi, ovvero "un impianto con una capacità di rigassificazione massima autorizzata – spiega l’ingegner Giovanni Giorgi, amministratore delegato di Olt Offshore Lng Toscana – di 3,75 miliardi di metro cubo all’anno e una capacità di stoccaggio lorda di circa 137.100 metri cubi di gas naturale liquefatto". Un impianto che, in questo momento di tensione internazionale con la guerra in Ucraina, "soddisfa – prosegue Giorgi – il fabbisogno della Toscana, ovvero il 5% rispetto a quello del sistema Italia".

Ma come funziona 'Fsru Toscana'? Per scoprirlo siamo salpati dal porto di Livorno a bordo di un crew boat della compagnia Neri, proprio insieme all’ingegner Giorgi che ha iniziato a lavorare in Olt quando, nel 2002, hanno iniziato a progettare il terminale offshore. Una scommessa all’epoca. Oggi, appunto, una realtà capace di fronteggiare l’attuale crisi energetica, ma soprattutto di essere il punto di attracco, nel mar Tirreno, di quella diversificazione necessaria per affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia.

'Fsru Toscana' dal 30 luglio 2013 è perennemente ancorato a 22 chilometri (circa 12 miglia) al largo della costa tra Livorno e Pisa e da allora trasforma il gas naturale liquefatto, che riceve da navi metaniere, riportandolo allo stato gassoso. Poi, attraverso una condotta sottomarina che arriva a Collesalvetti, alle porte di Livorno, viene immesso nel gasdotto gestito, per l’Italia, da Snam Rete Gas. A differenza del rigassificatore di Panigaglia nel golfo della Spezia che è un impianto a terra o di quello di Rovigo, che è un’isola artificiale nell’Adriatico, il terminale “Fsru Toscana” è ancorato al fondale marino (a 120 metri di profondità) attraverso le 6 linee di ancoraggio e, grazie, ad un sofisticato sistema di sicurezza può girarsi di 360 gradi in modo da consentire alle navi metaniere di attraccare in diverse condizioni meteo-marine. Da un punto di vista ingegneristico, l’impianto rappresenta un caso di eccellenza per il settore del Gnl, per la struttura, il design e per il lungo e complesso iter di autorizzazioni e certificazioni ottenute sul fronte della sicurezza e dell’ambiente. Tanto che oggi anche chi protestava nel momento in cui si cominciò a parlare della sua realizzazione ora si è ricreduto. Come Paola consulente del lavoro a Pisa, all’epoca, "assolutamente contraria" ed oggi "convertita" al rigassificatore: "il progetto di Olt – ammette da amante del mare e della barca a vela – è rispettoso dell’ecosistema marino".

Intanto mentre Francesco, il comandante del crew boat, si avvicina all’impianto una nave battente bandiera greca e proveniente dagli Stati Uniti sta riversando il suo carico di gas liquefatto all’interno dei grandi serbatoi di 'Frsu Toscana'. "Mediamente ci vogliono circa 24 ore", spiega ancora l’ingegner Giorgi. Ma con quale frequenza e da dove arriva il Gol trattato dal vostro impianto? "La frequenza è di una nave a settimana – risponde Giorgi – anche se stiamo verificando la possibilità di scendere da 8 a 7 giorni, tra un carico e l’altro, per far fronte all’aumento della domanda. Il Gnl arriva praticamente da tutto il mondo. Riceviamo carichi da Algeria, Camerun, Egitto, Guinea Equatoriale, Nigeria, Norvegia, Perù, Qatar, Trinidad, Tobago e Usa".

E, mentre la nave greca continua a riversare il suo carico a bordo del terminale si trovano sessanta membri (dei 125 totali) dell’equipaggio, oltre al comandante e agli ufficiali di bordo, ci sono ingegneri, chimici, tecnici specializzati, elettricisti, macchinisti, cuochi che si alternano in turni di 28 giorni consecutivi. A disposizione hanno una piccola piscina, una palestra, una sala cinema, che rendono meno faticoso la permanenza a bordo. Una piccola cittadella del mare che ci consente di ricevere il gas di cui abbiamo bisogno per continuare a riscaldare le nostre case, a fare docce calde e preparare i nostri piatti preferiti. Che, come abbiamo capito, in questi ultimi tre mesi, mica è, poi, così scontato.