Giovedì 25 Aprile 2024

Quando il potere aveva un indirizzo Via della Scrofa, l’ultimo simbolo

Botteghe Oscure, Via del Corso, Piazza del Gesù: tutto finito. Resta aperta solo la sede del vecchio Msi

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di David Allegranti

Un tempo qua era tutta Prima Repubblica, e c’era una Prima Repubblica anche delle sedi di partito. Che bello, quando non esisteva il taglio del numero dei parlamentari. Che bello, quando c’erano i quattrini e l’antipolitica era solo quella della magistratura e non anche quella dei Cinque Stelle. Altri tempi. Altre storie. Via della Scrofa 39 resiste, più o meno, come la fiamma nel simbolo. Laddove un tempo c’era la sede del MSI, inaugurata da Giorgio Almirante e benedetta dal parroco di Sant’Agostino, oggi sventolano le bandiere di Fratelli d’Italia.

Gianfranco Fini ci restò poco, dopo la svolta di An e il trasloco in via Nazionale, al numero 82, davanti al Palazzo delle Esposizioni. In via della Scrofa rimase solo la sede della fondazione e del giornale, il Secolo d’Italia, che oggi è pubblicato online. Ora però c’è il partito di Giorgia Meloni, la futura presidente del Consiglio che fa venire gli incubi a Silvio Berlusconi, che dopo il Nazareno (luogo importante ma meno storico, essendo ormai parte della Seconda o Terza Repubblica) ieri ha visitato un’altra sede di partito. Uno era il Patto del Nazareno, quest’altro una sorta di Canossa dopo una settimana vissuta pericolosamente. Sono poche le sedi di partito sopravvissute allo spirito dei tempi.

C’è il partito radicale in via di Torre Argentina, luogo antico che non può essere usato dagli espulsi Radicali Italiani, che hanno il divieto di andarci e hanno la loro sede in via Bargoni a Trastevere.

Nell’epoca della comunicazione e della politica online, forse a qualcuno verrebbe voglia di chiudere anche quel poco che c’è di aperto (citofonare Casaleggio & Grillo). Ma la politica continua ad avere ancora bisogno di fisicità. Come ai tempi di piazza del Gesù 46, palazzo Cenci-Bolognetti, dove c’era la Dc, e via del Corso 476 negli anni del craxismo (oggi oltre ai maxi store al piano terra il palazzo che fu sede del Partito socialista italiano ospita gli uffici dell’Aran, la Rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni).

Ripercorrere a piedi, per la Capitale, quelle vie e quei luoghi indulge in un certo sentimentalismo politico, che prescinde dall’appartenenza politica. Non c’è bisogno di essere di sinistra per apprezzare con l’occhio del cronista e dello storico la sede del Pci in via delle Botteghe Oscure 4, acquistato nel 1946 per 30 milioni di lire dal partito allora guidato da Palmiro Togliatti. È del giugno scorso la notizia che lo storico palazzo del Pci, il Bottegone, è stato acquistato da Giampaolo Angelucci, presidente della Finanziaria Tosinvest, e diventerà, hanno spiegato i nuovi proprietari, un hotel a Cinque stelle "da 70 camere e dotato di terrazza con ristorante, che sarà gestito dal conduttore sotto il marchio di una delle più note multinazionali attive nel settore hotel e resort di lusso".

Anche la sede del Partito repubblicano, piazza dei Caprettari 70, Palazzo Lante, non c’è più. Era la sede di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini, ora ci sono gli uffici della presidenza dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. E il partito Liberale? Era in via Frattina 89, ora ci sono gli uffici del consolato di Singapore. "La storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell’anima umana è la storia del mondo", diceva Benedetto Croce. E la storia delle sedi di partito è la storia dell’anima politica italiana. Anche quando non ci sono più.