Domenica 12 Maggio 2024
SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Psichiatra in fin di vita Il volto dell’aggressore ripreso dalle telecamere "È un paziente di 30 anni"

La polizia è sulle tracce del giovane. L’agguato nell’ospedale era stato preparato nei dettagli . Colpita più volte alle spalle con una spranga. Operata ieri mattina, è in condizioni disperate.

Psichiatra in fin di vita  Il volto dell’aggressore  ripreso dalle telecamere  "È un paziente di 30 anni"

Psichiatra in fin di vita Il volto dell’aggressore ripreso dalle telecamere "È un paziente di 30 anni"

di Saverio Bargagna

Centottanta passi per un uomo dalla corporatura media e dal passo svelto coprono la distanza che separa l’ingresso dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, dall’androne dell’edificio 3, ingresso A di Psichiatria universitaria, luogo della brutale aggressione. Il sospettato – un 30enne con un passato colmo di disagi psichiatrici e già conosciuto in reparto, stando alla principale pista investigativa – è ripreso per due volte nel tragitto: all’andata ha un passo quieto, al ritorno sta correndo e salta la sbarra che serra l’ingresso dell’ospedale per poi far perdere le proprie tracce in strada. In entrambi i filmati il volto dell’aggressore è celato da un cappellino scuro, ulteriormente compresso in una mascherina nera, così come neri sono i guanti che avvolgono le mani. Sulle spalle porta uno zaino e proprio in quella tasca, si ritiene, avrebbe nascosto la spranga con la quale colpisce alle spalle la psichiatra Barbara Capovani.

Un piano dettagliato, studiato, il cui esito è drammatico. Il brillante medico di 55 anni, nata a Viareggio, ma pisana doc, crolla sul selciato in una pozza di sangue e ora lotta fra la vita e la morte nel reparto di Neurorianimazione. È stata già operata. Le sue condizioni sono disperate.

I fatti risalgono alle 18 di venerdì e il luogo dell’agguato è colmo di simboli: l’aggressore ha atteso la propria vittima sotto la finestra laddove ogni giorno la dottoressa riceve i propri pazienti. Secondo alcune testimonianze, il 30enne sarebbe arrivato con un buon anticipo. Qualche testimone è convinto di averlo visto seduto su quella panchina all’ombra di piccoli alberi, nel vialetto che anticipa l’ingresso del reparto. Altri, sostengono di averlo incrociato perfino nell’androne: passeggiava avanti e indietro aspettando la vittima. Quando la dottoressa ha timbrato il cartellino, la madre di tre figli è uscita per recuperare la bicicletta, legata con un lucchetto ad una rastrelliera metallica, è scattato l’agguato. L’aguzzino è giunto alle spalle: non ha urlato, non ha parlato, ha soltanto agito con tutta la forza e la brutalità che lo possiede. L’ha colpita più volte, quindi è fuggito.

Ad urlare è l’unica testimone oculare: una donna delle pulizie che assiste a parte del terribile massacro da una finestra del reparto di fronte, quello di Pediatria. Chiama aiuto – poi avvertirà anche un leggero malore – e, proprio dalla finestra di Capovani, si affacciano i colleghi. Lo scenario è drammatico. In un primo momento si crede che il medico sia vittima di una rapina, l’aggressore è visto fuggire via con uno zaino poi è subito chiaro che il movente è altrove.

E ne è convinta anche la polizia che, infatti, ha subito ritenuto esservi un nesso di causa ed effetto fra il lavoro della psichiatra e il folle criminale. Pazienti ed ex pazienti di Capovani sono stati ascoltati per ore, così come approfonditi sono i colloqui con i colleghi della donna. Più e più volte sono percorsi i 180 passi che separano l’ingresso dell’ospedale, girano intorno a Pediatria, per giungere sul luogo dell’aggressione. Peraltro colpisce anche la tempistica: il criminale è stato particolarmente fortunato oppure ha studiato nei dettagli il momento in cui entrare in azione. Fino alle 18, infatti, una guardia giurata presidia l’ingresso secondario del Santa Chiara. Più tardi, fino alle 19:30, il cancello resta comunque aperto, con la sbarra abbassata ma senza più un controllo in presenza.

Intanto continua la caccia all’uomo a un possibile sospettato mentre in città regna un profondo sconcerto e un certo timore. A farsi portavoce del sentimento comune è il sindaco Michele Conti: "Non ci sono parole per descrivere il dolore e lo sconcerto – spiega – Spero che le forze dell’ordine riescano al più presto ad assicurare alla giustizia il responsabile di questo gravissimo atto".