
L’abbraccio dei bimbi in Vaticano. Il Papa: la guerra è un inganno: "Solo la fraternità può salvarci"
"Ma voi, se c’è un bambino che è di questa parte della guerra e un bambino che è di quest’altra parte della guerra, pensate che sono nemici?". Pone domande semplici e ottiene risposte disarmanti papa Francesco all’incontro con i più piccoli nell’ambito dell’iniziativa #BeHuman, il secondo Meeting sulla fraternità umana promosso dalla fondazione Fratelli Tutti ieri in Vaticano. Si tratta di una sorta di anteprima di quello che sarà il 25 e il 26 maggio la Giornata mondiale dei bambini – previsti oltre 70mila partecipanti –, un evento che Francesco stesso ha fortemente voluto per accendere i riflettori sul destino dei piccoli travolti, scartati, uccisi dalle guerre "degli adulti".
Le parole d’ordine sono "fraternità", "amicizia", "dialogo". Anche "preghiera", "tenerezza". Francesco le fa emergere da un confronto a tu per tu con bimbi e ragazzi per rovesciare il paradigma, invertire la prospettiva per cui a parlare e definire il mondo sono sempre i più grandi. "Perché questi due bambini non sono nemici anche se i loro Paesi sono in guerra?", chiede. "Non è colpa loro se c’è la guerra", risponde una bambina. "È bello questo. E poi?". "Perché sono tutti una famiglia", dice un altro. "Adesso vediamo se c’è un coraggioso che risponde a questa domanda – incalza Bergoglio –. Che cos’è la felicità?". "La felicità nel mondo è la pace", dice con estrema spontaneità una bimba. "Bello, e dove si compra la felicità?", provoca il Papa. "La felicità non si compra!", irrompe un altro suscitando l’applauso di approvazione della sala.
Il tema della guerra è stato d’altronde il leitmotiv di tutta la giornata. "La guerra è un inganno", ha sentenziato in mattinata ricevendo i partecipanti al Meeting, poi distribuitisi in 12 tavoli tematici tra scienziati, Premi Nobel (come Jody Williams, Nobel per la pace nel 1997), influencer, amministratori civici come il sindaco di New York, medici, giornalisti.
"La guerra – ha insistito – è sempre una sconfitta, così come l’idea di una sicurezza internazionale basata sul deterrente della paura è un altro inganno. Per garantire una pace duratura occorre tornare a riconoscersi nella comune umanità e porre al centro della vita dei popoli la fraternità. Solo così riusciremo a sviluppare un modello di convivenza in grado di dare un futuro alla famiglia umana". "La pace politica – ha anche detto – ha bisogno della pace dei cuori, affinché le persone si incontrino nella fiducia che la vita vince sempre su ogni forma di morte".
Il Meeting ha fatto emergere anche il ruolo cruciale dell’informazione e del diritto alla "trasparenza", oggetto di uno specifico tavolo di confronto, moderato da padre Enzo Fortunato. Una delegazione del World Meeting on Human Fraternity #BeHuman (guidata dal cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fondazione Fratelli tutti, da Graça Machel Mandela, vice presidente di The Elders e dal Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006) ieri mattina è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "La storia – ha detto tra le altre cose il capo dello Stato – insegna che la politica può originare i conflitti, sostituendo alla coltivazione dell’odio la cooperazione, affermando il primato del diritto sulla forza, per giungere finalmente a rendere concretamente vissuto il principio di fraternità".