Giovedì 25 Aprile 2024

Prof accoltellata, tentato omicidio Arrestato lo studente di 16 anni

La procura dei minori: i fendenti potevano essere letali. Oggi l’interrogatorio davanti al gip. Soffrirebbe di un disturbo paranoide. Resta piantonato nel Reparto di Neuropsichiatria dell’adolescenza.

di Nicola Palma

ABBIATEGRASSO (Milano)

Quei colpi potevano essere letali: uno ha inciso l’arteria ulnare; un altro è penetrato per circa dieci centimetri nella scapola; e altri tre hanno lasciato segni evidenti sulla testa. Da qui l’accusa di tentato omicidio aggravato per lo studente di 16 anni che due giorni fa ha accoltellato la professoressa Elisabetta Condò alla prima ora di lezione, in una seconda dell’indirizzo di scienze applicate dell’istituto Alessandrini di Abbiategrasso. Nella tarda serata di lunedì, i carabinieri hanno arrestato il giovanissimo aggressore, d’intesa con i magistrati della Procura dei minori, anche se per adesso l’adolescente resta ricoverato nella Neuropsichiatria infantile del San Paolo di Milano, piantonato dai militari.

Prima di formalizzare il provvedimento restrittivo, che quasi certamente già oggi dovrà passare il vaglio del giudice, il pm e gli investigatori della Compagnia di Abbiategrasso, coordinati dal capitano Alessandro Riglietti, hanno atteso i risultati della visita specialistica a cui è stato sottoposto il sedicenne e l’esito del delicato intervento di chirurgia plastica sul braccio ferito della docente cinquantunenne (che dovrebbe avere una prognosi di almeno 35 giorni). Solo in quel momento, gli inquirenti hanno deciso di procedere all’arresto. Detto questo, la condizione di estrema fragilità in cui si trova l’adolescente – che avrebbe palesato un disturbo paranoide della personalità (anche se l’ospedale ha precisato di non aver ancora formulato una diagnosi definitiva e che "ad ora sono in corso gli accertamenti clinici del caso") – ha reso necessaria la permanenza nel reparto specializzato, per tenere il sedicenne sotto stretta sorveglianza e scongiurare eventuali gesti autolesionistici, peraltro già compiuti dopo aver aggredito Condò alle spalle e aver ordinato al resto della classe di allontanarsi, impugnando una pistola finta.

Quando i militari del Radiomobile sono entrati nell’aula, poco prima delle 8.30, il sedicenne era immobile, seduto nell’angolo in fondo alla stanza, di fianco alla finestra: sanguinava dalla parte posteriore della testa e dalle braccia, nei punti in cui si era autoinferto alcuni colpi di pugnale. Aveva le mani incrociate sul capo, tanto che inizialmente i carabinieri con giubbotto antiproiettile hanno pensato che fosse un ostaggio e che ci fosse qualcun altro a tenerlo sotto tiro. E invece era proprio lui l’autore del raid, che non ha proferito parola né opposto resistenza quando gli è stato intimato di inginocchiarsi e di farsi ammanettare. Sia il pugnale modello Bowie con lama seghettata, che avrebbe sottratto al padre con la passione per la caccia e un regolare porto d’armi, che la pistola-giocattolo, che avrebbe acquistato in un negozio (privandola del tappo rosso che la differenziava da un’arma vera), erano posizionati sul banco, sopra un quaderno di colore rosso.

Stando a quanto emerso dalle indagini, lo studente aveva accumulato sei note nell’anno scolastico (per aver spruzzato una sostanza maleodorante e per aver staccato più volte la spina della lavagna interattiva multimediale). Lunedì avrebbe dovuto sostenere un’interrogazione in Storia con la professoressa Condò per recuperare una grave insufficienza.