Prezzi, guerra dei chip e diffidenza La conversione all’usato va a rilento

In Italia solo lo 0,6% del mercato di seconda mano riguarda le macchine elettriche. Ma 8 su 10 non hanno dubbi: è il futuro

Comprereste un’auto elettrica di seconda mano? La domanda non è oziosa, né la risposta scontata. In tanti probabilmente non si sono mai posti la questione; un po’ perché gli incentivi spingono i consumatori ad acquistare mezzi nuovi, un po’ per l’evoluzione tecnologica continua che caratterizza il settore. Ma soprattutto perché le macchine green per antonomasia sono ancora poche, almeno in Italia, e i loro contachilometri, in grande maggioranza, non possono raccontare una vita sull’asfalto. Insomma, non hanno ancora raggiunto l’età della cessione. Eppure, sembra che un mercato dell’usato stia nascendo. Ed è del tutto peculiare. Richiede, quindi, un approccio diverso rispetto a quello classico delle vetture a motore geotermico.

IL MERCATO DELL’USATO

I numeri, innanzitutto. I dati Aci certificano una quota ancora marginale, ma anche una certa crescita. L’alimentazione preferita da chi acquista un’auto di seconda mano resta il diesel. Una scelta condivisa dal 49,3% degli utenti nel primo trimestre 2022. Nello stesso periodo ha optato per i motori a benzina il 39,7%, per il Gpl il 4,4%, per le ibride il 3,3%. Staccati i mezzi elettrici con una quota dello 0,6% del mercato dell’usato, comunque in crescita rispetto allo 0,1% dell’anno precedente.

L’ORIZZONTE

E la fetta di torta sembra destinata a farsi più grande. Lo prevede l’indagine realizzata ad aprile 2022 dalla piattaforma CarNext con mUp Research. Ebbene, sull’auto di seconda mano del futuro, più dell’85% non ha dubbi e vede elettrico e ibrido, proprio mentre nel mercato dell’usato lo stock di veicoli elettrici sta gradualmente aumentando. Allargando lo sguardo all’Europa, la tendenza si presenta con contorni più netti. Il portale specializzato Auto1.com ha rilevato nel 2021 una crescita annua del 100% di mezzi elettrici, ibridi plug-in e ibridi per un totale di oltre 11.500 vendite.

IL VADEMECUM

Chi è interessato all’acquisto di una macchina già sperimentata da altri automobilisti, oltre a parametri tradizionali come il chilometraggio, deve valutare aspetti più specifici. Il tipo di batteria, ad esempio. Tra quelle più tradizionali al nichel ai dispositivi agli ioni di litio la differenza è rilevante, soprattutto in termini di autonomia. Inoltre, bisogna verificare il livello di esaurimento, un dettaglio tutt’altro che secondario legato all’età dell’automobile. Fin qui le avvertenze per l’acquirente. Quanto alle valutazioni su una possibile vendita, i proprietari di un’auto elettrica potrebbero mettere a segno un affare. La crisi dei chip e la guerra in Ucraina stanno generando nuovi colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento; pertanto, molte case automobilistiche hanno dovuto tagliare le produzioni. Ciò ha fatto impennare i listini del nuovo e, di conseguenza, spinto al rialzo anche i prezzi dell’usato, soprattutto in mercati più maturi come quello degli Stati Uniti.

I PENTITI CALIFORNIANI

Proprio negli Usa, peraltro, si è verificato un fenomeno curioso. Uno studio dalla University of California pubblicato l’anno scorso dalla rivista Nature Energy, racconta che a Sacramento e dintorni un cliente dell’elettrico su cinque si è pentito della sua scelta ed è tornato al motore geotermico. Le ragioni? Insoddisfazione per l’autonomia, ovviamente. Uno dei problemi più lamentati è la tensione della corrente negli impianti casalinghi, che in California generalmente raggiunge i 120 Volt, la metà di quella che caratterizza le case europee. Insomma, ricaricare l’auto diventa una questione complessa: una rivoluzione per chi è tarato sui cinque minuti di sosta al distributore.

LA TENDENZA IN ITALIA

Dalle nostre parti si vedono già i pentiti dell’elettrico? "Forse è un po’ presto – risponde Umberto Desideri, docente di Macchine termiche all’Università di Pisa –, le colonnine ci sono, le batterie sono ancora nuove". Ma c’è di più. "L’auto elettrica soprattutto di alta gamma – ragiona il docente – è uno status symbol, e chi l’ha acquistata ha un’alternativa tradizionale in garage". "Il problema – conclude – verrà fuori se e quando la diffusione aumenterà".

Antonio Del Prete