Venerdì 26 Aprile 2024

Panino solitario, che tristezza lo smart working

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Anna

Bogoni

Il brusio dei succhi gastrici impone una pausa, così come il pc che scotta sulle ginocchia: è una questione di sopravvivenza della specie, bisogna nutrirsi. Per molti di lavoratori in smart working, che a questo punto si trasferiscono in cucina, questo è un momento critico: il frigo è semivuoto e si devono accontentare di un pezzetto di formaggio e non c’è tempo per buttare la pasta, perché prima tornano a lavorare, prima smettono, anche se non è detto. Ma il vero problema è la nostalgia, ci si sente terribilmente soli.

Lo confermano i numeri:

per il 50% dei lavoratori italiani, secondo la recente ricerca condotta da Praxidia per Elior, la pausa in smart working è più complicata da gestire a casa, è meno varia e meno rilassante di quella ante lockdown. In era ante Covid quell’ora offriva, su un piatto d’argento, un momento speciale, deputato alla cura della relazione: c’era chi organizzava la riunione dell’area prenotando il tavolo in focacceria, chi ne approfittava per proporre idee e soluzioni al proprio capo al bar e chi ascoltava le confidenze del collega davanti a un caffè. Non ultimo, c’era chi ne faceva un momento di piacere collettivo, con il sano gusto di sedersi a tavola in compagnia e mangiare bene (ma solo dove prendono il ticket). E quindi? Al momento non resta che farsi due risate guardandosi una puntata della serie tv cult "The office", che dura al massimo 30 minuti, il tempo di scongelare il panino prima di riaccendere il computer.