Venerdì 26 Aprile 2024

Pandemia, indagato Conte: "Atto dovuto"

Avvisi di garanzia anche a sei ministri. L’inchiesta partita da 200 esposti di cittadini e associazioni. Ma i pm chiedono già l’archiviazione.

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di Veronica Passeri

Il premier Giuseppe Conte e sei ministri sono indagati: sono finiti nel mirino di oltre duecento denunce presentate da cittadini, avvocati e anche associazioni dei consumatori per la gestione dell’emergenza Coronavirus. Le accuse spaziano tra reati che vanno dall’epidemia all’omicidio colposo, dall’abuso d’ufficio all’attentato contro la Costituzione e i diritti politici dei cittadini. C’è chi accusa il governo di ritardi nel lockdown e chi al contrario lamenta la limitazione delle libertà personali. È una nota di Palazzo Chigi a dare conto, a metà mattinata di ieri, degli atti inviati dalla procura di Roma al tribunale dei ministri a cui spetterà l’ultima parola su un eventuale processo per Conte, Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza.

Per il governo si tratta di "un atto dovuto" e in effetti i pm romani Eugenio Albamonte e Giorgio Orano annotano nella loro relazione che le accuse sono "infondate e quindi da archiviare" ma sarà il tribunale dei ministri a pronunciarsi. E, certo – sono i timori che trapelano da Palazzo Chigi - se a settembre arrivasse un rinvio a giudizio sarebbe un macigno sul governo già impegnato in una fase molto delicata tra il riavvio della scuola, dopo oltre sei mesi di stop, la crisi economica che potrebbe portare con sé nuove tensioni sociali, le Regionali alle porte.

La questione, comunque, infiamma la giornata politica. Se, infatti, Forza Italia e Fratelli d’Italia sostengono che il giudizio negativo sul governo spetti alla politica e non alla magistratura, Matteo Salvini accoglie la notizia come l’ennesima prova della fondatezza delle sue accuse al governo. Per il leader della Lega "se fossero confermati i verbali del Cts" Conte "dovrebbe essere arrestato perché non ha chiuso la Lombardia quando doveva e ha chiuso l’Italia quando non doveva". Insomma, attacca Salvini, "questi hanno sulla coscienza i morti della Lombardia e gli affamati del resto d’Italia".

Ma il premier, sostenuto da M5s e Pd, difende le sue scelte e ne rivendica la "responsabilità politica" inviando ai cittadini che lo seguono via Facebook un messaggio di tranquillità e di "massima trasparenza" e collaborazione con i giudici. L’inchiesta – che contiene anche i ricorsi fatti tramite il Codacons sui decessi nelle Rsa – si affianca a quella dei pm di Bergamo sulle mancate zone rosse ad Alzano e Nembro. Lo scorso 12 giugno Conte è stato ascoltato come persona informata sui fatti dai tre magistrati arrivati da Bergamo. Due ore e quaranta minuti di domande e di risposte con all’orizzonte, anche lì, il fantasma dell’iscrizione nel registro degli indagati. Un atto che – a un giurista come Conte non può sfuggire – potrebbe essere considerato dovuto ma che avrebbe politicamente un peso enorme. Come non era avvenuto neppure quando un’inchiesta del Financial Times diffuse la notizia di una sua consulenza legale, prima di essere nominato premier, a un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano poi finito al centro di un’indagine per corruzione. Ancora prima c’era stato il caso del curriculum ‘gonfiato’ ma, al di là del polverone, rischi concreti non c’erano. Ora potrebbe essere diverso.