Venerdì 26 Aprile 2024

Mps, il governo non vuole svendere Il sindaco di Siena: mai lo spezzatino

Il ministro Franco stasera in commissione con l’obiettivo di rassicurare i territori e i dipendenti. La ricognizione di Unicredit potrebbe richiedere più tempo, superando lo ’scoglio’ delle suppletive

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di Pino Di Blasio

Anche se parlerà in Parlamento, davanti alle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato, a mercati chiusi e all’ora di cena (alle 20), il ministro dell’Economia Daniele Franco userà l’audizione di stasera per buttare acqua sul fuoco delle polemiche. E rassicurare i mercati, Siena, il Monte dei Paschi, la Toscana e tutti i politici saliti sulle barricate, che Banca Mps non sarà svenduta o spezzettata, che non ci sarà una macelleria sociale con migliaia di esuberi e che Unicredit non si prenderà solo i pezzi migliori di Rocca Salimbeni, lasciando a Siena e al governo una bad bank piena di crediti deteriorati, rischi di risarcimenti miliardari per cause legali, sportelli anti economici e una direzione generale elefantiaca con quasi 3mila dipendenti.

Sarà il mantra del governo in queste settimane di due diligence avviata dallo staff di Unicredit scelto dall’ad Andrea Orcel e guidato da Andrea Maffezzoni, responsabile dell’area Merger&acquisition di Piazza Gae Aulenti. Mentre i tecnici esaminano i conti del Monte dei Paschi – dopo la brutta pagella degli stress test e in attesa del bilancio semestrale che sarà presentato domani alla comunità finanziaria dall’ad Guido Bastianini e dal capo della finanza Giuseppe Sica – la politica gioca la sua partita elettorale all’ombra della statua di Sallustio Bandini. E la candidatura di Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, per il seggio senese alla Camera, che fu di quel Padoan, già ministro e ora presidente di Unicredit, istituto ora aspirante proprietario di Mps, aggiunge tonnellate di scorie a un dossier già radioattivo per conto suo.

Se la trattativa tra Unicredit e Ministero dell’Economia sui destini del Monte dei Paschi si concludesse con una proposta eccessivamente penalizzante per Siena, la Toscana e la banca, il ritorno di Letta in Parlamento sarebbe a rischio. E anche il governo traballerebbe non poco. Per questo è probabile che i tempi della due diligence siano più lunghi dei 40 giorni previsti: almeno per superare il fatidico weekend del 3-4 ottobre, quando si terranno le elezioni suppletive e amministrative.

"La politica ha provocato il disastro del Monte, sprecando miliardi per comprare Banca 121 e Antonveneta, e adesso la politica non può cedere il passo a soluzioni tecniche. Ma deve rimetterci mano per ridare dignità e futuro a questa banca e a questa città". Sollecitato per giorni da tanti giornalisti, ieri il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Pubblico, per far sentire la voce della città in mezzo alle turbolenze politiche, finanziarie e sindacali innescate dall’avvio della trattativa.

"Non siamo a un supermercato – ha affermato De Mossi – o in pasticceria dove possiamo scegliere solo le cose che ci piacciono. A Siena si gioca un’importante partita sociale, che coinvolge i dipendenti, l’indotto, tante aziende che lavorano con la banca, una serie di immobili che rischiano di svuotarsi, il patrimonio artistico. Ed è una partita sociale e politica che riguarda non solo Siena, ma l’Italia e l’Europa. La politica deve trovare soluzioni non temporanee". A differenza dei politici che chiedono la proroga della permanenza del Tesoro nel capitale della banca e vagheggiano terzi poli con Carige e Popolare di Bari, il sindaco di Siena è più concreto. "Non dico no a Unicredit a priori, gli stress test dell’Eba hanno provato che il Monte non può restare da solo a lungo. Ma dico no ad operazioni di macelleria sociale, ad acquisizioni che prevedano migliaia di esuberi, centinaia di sportelli chiusi, un marchio in liquidazione e i palazzi della direzione generale svuotati. Siena e la banca meritano di avere un futuro".