Venerdì 26 Aprile 2024

Mps, biotech e vecchi rancori Letta a Siena tra passato e futuro

Il segretario dem senza rete nel collegio lasciato da Padoan. Il centrodestra ci prova: "Basta porte girevoli"

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di Pino Di Blasio

Ieri è toccato al ministro della Salute Roberto Speranza dare corpo alla promessa di usare le risorse del Pnrr per finanziare l’Istituto Italiano delle Biotecnologie. Sulla scorta dell’Istituto di Tecnologia creato da Roberto Cingolani a Genova, l’idea di Enrico Letta, segretario del Pd e candidato al collegio 12 della Camera, è quella di far crescere il distretto delle Scienze della Vita e far diventare Siena la capitale italiana della ricerca nel settore.

Domenica sera a Siena è tornato Matteo Salvini, che in Piazza Salimbeni ha tuonato contro "la svendita del Monte dei Paschi", annunciando la richiesta di audizione in Commissione Finanze per il presidente UniCredit, ex ministro ed ex deputato di Siena, Pier Carlo Padoan. Prima c’erano stati il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, anche lui a promettere di sbloccare i 50 milioni per la Fondazione Tls sugli anticorpi e sull’auspicato stabilimento italiano, con sede a Siena ovviamente, capace di produrre prototipi di vaccini e anticorpi. E il ministro della cultura Dario Franceschini, che, in contemporanea con la sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, ha dato a Siena un soprintendente, dopo mesi di interim, nominando l’architetto Gabriele Nannetti, che ha già preso servizio il 20 settembre.

L’elenco potrebbe continuare. Ma i nomi e le conseguenze che hanno generato sono sufficienti per comprendere come la campagna elettorale per un posto da deputato in un collegio periferico, con 200mila elettori in 30 Comuni della provincia di Siena e 5 della Valdichiana aretina, mal collegati e orgogliosamente attaccati ai loro campanili, sia diventata la cartina al tornasole per stabilire chi vincerà le elezioni del 3 e 4 ottobre.

In ballo non c’è solo un seggio da parlamentare, che durerà al massimo due anni e non farà maturare nemmeno il vitalizio. Sul piatto c’è la tenuta di un partito, il Pd, che è tra gli azionisti di maggioranza del governo Draghi. C’è la credibilità dello stesso Governo, che sulla trattativa con UniCredit per la vendita del Monte dei Paschi, si gioca molte fiches. C’è l’ambizione di Matteo Salvini, che sostenendo a spada tratta la candidatura dell’imprenditore vinicolo Tommaso Marrocchesi Marzi, ha usato tutte le armi dialettiche per attaccare il Pd e le porte girevoli tra Padoan che si dimette da deputato, diventa presidente di UniCredit, vuole comprare il Monte dei Paschi che da ministro ha fatto salvare dallo Stato. E vuole lasciare il seggio al segretario del Pd.

Il futuro del Monte è il macigno che peserà sulla scheda elettorale. E per questo la trattativa tra Mef e UniCredit è stata ’congelata’ in attesa del voto. Se non si fosse candidato Enrico Letta, la due diligence sarebbe già finita e il perimetro che UniCredit vorrebbe del Monte dei Paschi, già delineato. Il segretario del Pd ha costretto tutti ad alzare l’asticella, ha usato le parole del ministro dell’Economia, Daniele Franco, in Commissione Finanze (difesa del marchio Mps, tutela dell’occupazione, salvaguardia della direzione a Siena, Stato azionista di UniCredit) come trincea invalicabile. E, per ora, difficilmente conciliabile con le intenzioni dell’ad Andrea Orcel, che vorrebbe solo 1.100 filiali Mps, forse la banca on line Widiba, molti miliardi di depositi e gli impieghi più garantiti, lasciando gli altri pezzi del Monte al Tesoro e ad altri.

Se non ci fosse stato Letta, non si sarebbe candidato nemmeno Marco Rizzo, segretario del Pci, ultimo comunista che, nel forum con tutti e 7 i candidati organizzato da La Nazione, ha platealmente strappato i trattati europei, bruciando anche il candidato di Italexit, Mauro Aurigi. Il resto sono nomi di bandiera come Tommaso Agostini, del partito 3V, Elena Golini di Potere al Popolo, e Angelina Rappuoli del Movimento Nazionale Italiano.

Il leader della Lega Salvini ha dichiarato che "vincere a Siena e a Torino sarebbe un risultato storico". Per il Pd e i partiti ’antenati’, almeno fino al 2018, il collegio di Siena era talmente sicuro che veniva usato da Botteghe Oscure per piazzare qualche alleato difficilmente eleggibile altrove. L’ultima volta, però, Pier Carlo Padoan fu eletto con 52mila voti, il suo avversario il leghista Claudio Borghi arrivò a 47mila voti, un distacco minimo. Tre mesi dopo il centrosinistra perse il Comune di Siena, vinse il civico di centrodestra Luigi De Mossi, dopo 70 anni di giunte con varie sfumature di rosso. Non a caso Salvini, da ministro dell’Interno, venne una settimana dopo al Palio di luglio: dalle trifore del Palazzo Pubblico si gustò quel trionfo.