Giovedì 25 Aprile 2024

Macron conferma il governo Pensioni, ancora caos nel Paese L’icona Chapsal: troppa collera

La scrittrice e fondatrice de L’Express, 97 anni: "Riforma giusta, metodo sbagliato". Dopo la risicata fiducia il presidente tiene il punto e oggi va in tv. Ma le opposizioni non mollano

Migration

di Giovanni

Serafini

Alla sua età – 97 anni – avrebbe tutto il diritto di ignorare i problemi delle pensioni, degli scioperi a oltranza e delle violenze. È una scrittrice famosa, ha un pubblico fedelissimo di lettori, ha pubblicato un centinaio di romanzi di grande successo), oltre a una serie di articoli, saggi, favole per bambini. Potrebbe starsene in pace nella sua bella casa di La Baule, davanti alle onde dell’Atlantico, con suo marito, i suoi amici, i suoi libri e i suoi ricordi. E invece la cronaca è sempre lì ad inquietarla, basta accendere il televisore ed ecco le immagini degli scontri a Parigi, delle moto incendiate, dell’arredo urbano devastato… Giornalista da sempre, fondatrice de L’Express, Madeleine Chapsal assiste con tristezza al ripetersi di eventi in cui rabbia e furore sembrano dominanti.

Madeleine, che succede?

"Non lo so, non ci capisco più niente. Che brutto periodo stiamo vivendo! Non mi piace per niente".

Cos’è che non le piace?

"Il disastro ecologico, che è il problema più grave per l’umanità. E poi la pandemia e il virus, con tutti quei morti. E la guerra in Ucraina. Infine, una certa perdita dei punti di riferimento culturali e artistici che sono stati i punti di forza della nostra civiltà. No, questo mondo non mi piace più perché non mi ci riconosco più".

Veniamo all’attualità: i francesi non hanno più voglia di lavorare?

"Forse. Ci sono diverse inchieste che lo affermano. Ma io penso che sia cambiato il concetto stesso del lavoro. Molti, i giovani soprattutto, non sono disposti ad accettare qualsiasi cosa. Non vogliono lavorare con paghe da fame e non sopportano che il lavoro diventi il motore dominante della loro esistenza. Comunque, il fatto che dei ragazzi di vent’anni si preoccupino di quando andranno in pensione, e che scendano in strada per opporsi all’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, ci fa già capire molte cose. Si tratta di un atteggiamento sbagliato, irrazionale, illogico: un sentimento radicato in Francia che non esiste in altri paesi europei, in Italia per esempio".

Che messaggio manderebbe ai giovani?

"Mi guardo bene dalla tentazione di dare consigli ai giovani. Mi limito a dire che considero un grande privilegio continuare a lavorare anche adesso che ho 97 anni. Certo devo ammettere che il mio lavoro non è né sgradevole né difficile".

Che cosa pensa dell’ostinazione dimostrata dal presidente Macron, che per imporre la sua riforma non ha esitato a sottoporsi alle mozioni di sfiducia?

"Penso che nella sostanza Emmanuel Macron non abbia torto: bisogna lavorare un po’ di più per pagare le pensioni del futuro. Ma il modo in cui ha presentato la riforma non è quello giusto. Non c’è stata la preparazione necessaria, ha scelto la prova di forza invece di anticipare e preparare l’opinione pubblica".

Quasi tutti gli editorialisti affermano che lo sciopero e gli incidenti faranno il gioco all’estrema destra.

"Effettivamente. Possono solo favorire l’estrema destra, che guarda caso cresce nei momenti in cui le tensioni sociali diventano più forti".

La Francia ha da sempre un’anima rivoluzionaria. Quest’anima è compatibile con il mondo moderno?

"Non saprei. Dipende dalle rivoluzioni: alcune sono positive, altre no. È vero che abbiamo avuto la Rivoluzione francese, ma più che di guerre e rivoluzioni io parlerei di ondate di collera. I francesi sono sempre arrabbiati con qualcuno e per qualcosa, la collera è la loro parola ricorrente. Ma per che cosa poi? Non mi sembra che nel resto del mondo si stia tanto meglio. Finiamola dunque, una buona volta, di offrire all’estero un’immagine così deplorevole del nostro paese".