La pandemia da Covid-19 è costata al nostro Paese 189.738 morti e quasi 26 milioni di contagi. In tre anni però le condizioni sono cambiate, così come il virus con il quale, affermano epidemiologici e medici, è ora possibile convivere. Sono questi i dati sulla cui base l’Oms, nella persona di Tedros Ghebreyesus, è chiamato ad esprimere un parere sull’opportunità di confermare o meno lo stato di emergenza. "Il trend attuale della pandemia ha permesso il ritorno alla normalità nella maggioranza dei Paesi – ha detto il direttore – ma allo stesso tempo persistono alcune criticità in merito all’evoluzione del virus che rendono difficile il poter prevedere le dinamiche future di trasmissione del virus o la sua stagionalità". Da un lato, infatti, nelle ultime 10 settimane il numero di morti settimanali segnalati è stato il più basso da marzo 2020. Dall’altro però la sorveglianza e il sequenziamento genetico, ha avvertito, "sono diminuiti in modo significativo in tutto il mondo, rendendo più difficile rintracciare varianti note e rilevarne di nuove". I Paesi dovranno ora prepararsi ad una nuova fase di transizione, ovvero al passaggio da una fase emergenziale ad una di gestione del Covid sul lungo periodo. E proprio in vista di questa svolta, l’Oms ha aggiornato il Piano strategico globale di preparazione per il 2023-2025. È necessario "sostenere i Paesi durante la transizione da una risposta di emergenza ad una fase di controllo, gestione e prevenzione del Covid-19 sul lungo termine" ha avvertito Ghebreyesus.
CronacaL’Oms e la normalità post-Covid "Ora inizia una fase di controllo"
L’Oms e la normalità post-Covid "Ora inizia una fase di controllo"
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