Mercoledì 24 Aprile 2024

Lite tra gli eredi, la villa di Verdi va all’asta

I quattro proprietari non si accordano per la gestione. Il tribunale metterà in vendita la dimora di Sant’Agata, lo Stato ha la prelazione

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di Chiara Pozzati

VILLANOVA (Piacenza)

Una Villa contesa da vent’anni. Al centro di una guerra senza esclusione di colpi tra quattro fratelli. Un’eredità che dà lustro all’Italia intera ora finisce in vendita, quasi certamente all’asta. Così si chiude – almeno in parte – la storia di Villa Verdi, a Sant’Agata di Villanova, nel Piacentino. Dopo un’estenuante altalena di schermaglie giudiziarie, dissapori e carte bollate. L’ufficialità arriverà con l’ordinanza emessa dal Tribunale di Parma e lo Stato avrà diritto di prelazione. Il "focolare" che ospitò Giuseppe Verdi dal 1851, per mezzo secolo, fu lasciato agli eredi, "ma oggi cambia tutto. Non essendo concordi sul mantenimento si avvera un brutale destino. Non inatteso, a onor del vero, ma che sicuramente amareggia tutti".

Soppesa ogni parola Angiolo Carrara Verdi che dal 2010, anno in cui morì la madre, gestisce la dimora di Sant’Agata e anche l’ala museale. "Sono molto amareggiato: verrò ricordato come l’erede che è riuscito a perdere la villa. La vita qui? Un onore, certo, ma soprattutto un pesantissimo onere – sorride tirato –. Non posso né voglio parlare di cifre: ma tra la casa e il museo i costi sono davvero insostenibili, un’emorragia difficile da tamponare e non abbiamo trovato un accordo".

Facciamo un passo indietro. Questo epilogo è frutto della battaglia fra i quattro fratelli Carrara Verdi: Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela, (quest’ultima scomparsa nel 2020). Dopo che la Cassazione ha confermato che l’eredità di Alberto Carrara Verdi, scomparso nel 2001, dev’essere divisa tra i figli equamente, la vendita della villa è diventata inevitabile: "Non siamo riusciti a trovare un’intesa e nessuno di noi ha la possibilità di acquistare la proprietà di Sant’Agata e liquidare gli altri. Attualmente non so ancora bene come procederemo, quel che è certo è che io ho fatto di tutto per preservare la proprietà seguendo alla lettera le volontà del Maestro. Spero lo facciano anche altri".

Sulle tempistiche nulla è ancora definito, tanto meno si azzardano ipotesi sui nuovi proprietari. Si spera non qualche paperone interessato a chiudere i battenti al pubblico. "Sapevamo che questo termine sarebbe arrivato – continua Angiolo –, ma in questi vent’anni abbiamo adottato una sorta di modus vivendi molto simile a un equilibrio". E oggi parla di "fulmine a ciel sereno". Tutt’altro che chiusa invece la causa contro lo Stato per i carteggi verdiani, conservati nel famoso baule, che sono stati espropriati alla famiglia Carrara Verdi. "Noi abbiamo sempre e solo rispettato la volontà del Maestro – rimarca Angiolo – , che desiderava che quei documenti non venissero divulgati e non intendiamo arrenderci. Non è una partita finita". Parliamo di un vero e proprio patrimonio culturale: 626 fogli di abbozzi e schizzi di opere, dalla "Luisa Miller" ai "Pezzi sacri", per la maggior parte inediti, già prelevati dalla villa nel 2017 e custoditi nell’Archivio di Stato di Parma.

Intanto, proprio in questi giorni, la Fondazione Levi di Venezia ospita il primo convegno di studiosi programmato dopo l’apertura di questo speciale "scrigno" in cui si parlerà in modo specifico delle nuove prospettive aperte alla ricerca dalla possibilità di analizzare quei documenti per tanti anni rimasti inavvicinabili e gelosamente custoditi nel baule del compositore.