Sabato 27 Aprile 2024

L’impegno dei generosi non basterà

Gabriele

Canè

È come se al tavolo per fermare la guerra in Ucraina non ci fosse la Russia. Con chi ci mettiamo d’accordo per fare la pace? La conferenza mondiale sul clima vive un po’ questo paradosso: che al capezzale del nostro pianeta mancano gran parte di quelli che hanno contribuito e contribuiscono a farlo ammalare. Senza Cina e India che rappresentano tre miliardi di esseri umani, cioè circa metà della popolazione terrestre, il tavolo parte zoppo. Soprattutto perché parliamo dei grandi "evasori" degli impegni che il resto del mondo ha preso contro l’inquinamento. Quella a cui si accingono anche la premier Meloni e il nostro ministro per l’ambiente non è comunque una scampagnata a Sharm el-Sheikh per fare nuove amicizie e prendere il sole che anche la pallida Greta ha preferito evitar. Qualche impegno sarà confermato, altri obiettivi verranno indicati. Peccato che sarà sempre mezzo tavolo a sottoscriverli, quello più attento al problema, a cui vengono i sudori freddi quando gli scienziati informano che il riscaldamento ha una crescita da Guinness. Fenomeno che non è sfuggito neppure all’uomo della strada che va a funghi dove prima c’era un ghiacciaio, in un’estate infinita che inquieta per le prospettive a lungo, ma rallegra per le bollette a breve. Se gli organismi internazionali sono perlopiù inutili e costosi baracconi (qualcuno ha notizie dell’Onu?) summit come quello egiziano rischiano di esserne insomma la diretta emanazione. Non per la cattiva volontà dei partecipanti, ma per la rilevanza degli assenti. Detto questo è giusto che ognuno faccia la sua parte. L’Italia la sta facendo confermando gli impegni per la transizione ecologica. Sapendo che il processo è lungo, costoso, e che per raggiungere la meta bisogna andare a tutto gas. Meglio il nostro, ovvio. Quello che abbiamo sciaguratamente lasciato dormire o pescare dagli altri in fondo all’Adriatico.