Mercoledì 24 Aprile 2024

Letta, la partita decisiva Una sconfitta sarebbe fatale

Se la candidata battesse alle primarie l’uomo del partitone, addio Nazareno. Ma il paradosso è che una vittoria porterebbe la firma dei dem locali

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di Ettore Maria Colombo

"Se Letta vince a Bologna non ha vinto lui, ha vinto il partitone bolognese. Ma se a Bologna le primarie, e poi le elezioni, le vince la Conti, le ha perse Letta. Se il Pd perde Bologna, perde Letta", è la sintesi di un colonnello ex renziano del Pd. In effetti, a Bologna si registra un paradosso, per la nuova leadership del Pd. Bologna ‘la rossa’ non è nemmeno ipotizzabile perderla, a ottobre. L’unica volta che accadde, una buia notte del 1999, fu un cataclisma locale e nazionale che travolse e atterrò l’allora dirigenza del Pds, sconfitta da Giorgio Guazzaloca.

Oggi, invece, è tutto diverso. Il Pd può perdere Bologna come ha rischiato di perdere la Regione: solo la pazienza e la tenacia del governatore, Stefano Bonaccini, fermarono, nel 2020, Salvini. Insomma, oggi, qualsiasi città è contendibile e non è sicura, per il centrosinistra, pure Bologna. I casi in cui il Pd rischia si stanno moltiplicando e l’alleanza con i 5 Stelle non decolla da nessuna parte. A Roma, come si sa, Zingaretti ha rinunciato a correre, il candidato di rincalzo, Gualtieri, è in campo, ma rischia di non arrivare al ballottaggio. La sindaca uscente, Raggi, farà campagna dura, contro le destre ma anche contro il Pd. A Torino, Pd e 5Stelle non hanno trovato la quadra, nonostante l’intervento di Conte: il Pd terrà le sue primarie e i 5 Stelle non ne appoggeranno il vincitore, anzi. Al momento i grillini non hanno espresso alternative alla sindaca Appendino, che ieri però ha detto di non voler correre più. A Milano è il sindaco uscente, Sala, che non vuole i 5 Stelle. E persino a Napoli, l’unica città dove l’accordo Pd-M5s sembrava cosa fatta, è tornato tutto in alto mare: Fico non si candiderà, i 5 Stelle non giurano di appoggiare il dem Manfredi. Anche a Bologna i 5 Stelle stanno alla finestra: se vince Lepore, ci sono, se vince la Conti niet.

La fortuna Pd, almeno a Bologna, è che il centrodestra non ha uno straccio di candidato, la sfortuna è che il Pd si è diviso come una mela. Solo il giorno dopo l’incontro Letta-Renzi, questi ha la bella pensata. Candidare, alle primarie bolognesi, uno dei fiori all’occhiello di Italia Viva, la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, che dal Pd è trasmigrata in Iv perché, per amministrare (bene) il comune, si è dovuta scontrare duramente con la Coop. Certo, la Conti si è poi liberata delle ‘stimmate’ della renziana, presentandosi come "indipendente, la mia storia parla per me" (vero). Ma Letta, quella fuga in avanti di Renzi, non l’ha digerita. Ecco, quindi, il suo appoggio – pieno e leale, seppur freddo, cioè poco convinto – al candidato del partitone bolognese, l’assessore al Turismo della giunta Merola, Matteo Lepore. Morale, viva Lepore, è il refrain del Nazareno.

Il guaio è che la candidatura della Conti macina consensi. Prima si sono schierati gli ex renziani locali, poi l’assessore Aitini, in ticket con la Conti, poi tutta Base riformista di Lotti e Guerini. Infine, ex deputati prodiani come Andrea Papini (Romano Prodi, per ora, si astiene dal dire ‘ah’) ed ex deputati renziani come Ernesto Carbone.

Il 20 giugno, a Bologna, si tengono le primarie, dal risultato quantomeno incerto. L’ultimo guaio (di Letta) è che se le primarie, e poi le elezioni, le vince Lepore, il vincitore è solo Lepore, se invece le vince la Conti, unica donna in pista, si dirà che Letta perde, pur vincendo Bologna.