Giovedì 25 Aprile 2024

L’esperto social e i politici su TikTok "Puntano già alle prossime elezioni"

Esposito (società DeRev) analizza le strategie dei partiti: "Meloni la migliore, Calenda troppo sarcastico"

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di Ettore Maria Colombo

Parla Roberto Esposito (foto), esperto di comunicazione web e social, ceo di "DeRev", importante società di strategia e comunicazione digitale.

Anche il Cavaliere è sbarcato su TikTok. Gli altri ci sono già. È utile o controproducente?

"Né utile, né controproducente (a patto di saperlo fare), ma sì, conviene: TikTok è la piattaforma social maggiormente in crescita e è frequentata da giovani elettori che non accendono la tv e non usano Facebook. Ma conviene anche per posizionarsi e gettare le basi per un dialogo con chi voterà nei prossimi anni. Cominciare un percorso non è mai una cattiva idea".

"Pancetta o guanciale?" ha suscitato mille ironie ma è diventata virale. Aiuterà Letta?

"No, credo che questa campagna sia stata un azzardo e anche mal congegnato. È troppo dirompente e stona in maniera vistosa con il suo stile, talmente istituzionale da risultare spesso asettico e poco coinvolgente. Vero: i ‘meme’ l’hanno resa virale, ma quanti di chi lo prende in giro ha intercettato il messaggio? È passato il contenitore, non il contenuto".

Salvini e Meloni. Chi vince?

"Decisamente Giorgia Meloni. Da più di un anno ha cambiato marcia: è in crescita nei follower, ha fidelizzato la base, ha modificato lo stile e ingentilito i toni. Restando coerente sui temi, cerca di dare un’immagine di sé più istituzionale e composta. Salvini non ha cambiato nulla. Continua a fare comunicazione cercando di dire agli utenti quello che desiderano sentirsi dire pur di accaparrarsi like, i follower si sono assuefatti".

Diversi social media manager sostengono che Conte sta lavorando bene sull’immagine social.

"D’accordo. Conte ha avuto modo di costruirsi un’immagine composta e rassicurante durante la pandemia e ora sta gestendo questa ottima reputazione generale. Anche il M5s sembra stare meglio senza la Cosa di Grillo, ma entrambi devono fare i conti con i terremoti interni: i loro elettori sono disorientati dopo la scissione di Di Maio. Tolti i fedelissimi e i militanti che hanno già scelto di schierarsi, centinaia di migliaia di utenti oggi continuano a seguire in parallelo i protagonisti delle correnti, ricevendo messaggi contrastanti e incoerenti rispetto al passato. Il rischio è una mancanza di fiducia generale. Il fatto che, dall’inizio della campagna elettorale, sia Conte che Di Maio perdano follower su Facebook e Instagram, invece di acquisirli, ne è segnale evidente".

Il Terzo Polo vede Calenda onnipresente, oltre che rissoso, specie su Twitter. Gli conviene?

"Il problema di Calenda non è la tendenza alla rissa, né l’onnipresenza, che invece, paga. Il suo tallone d’Achille si chiama sarcasmo che spesso sfocia in un’aggressività da bullo. Non lo capiscono tutti e gli utenti si buttano nella zuffa a sentimento. Twitter ha un pubblico di nicchia, in più lui ha una notorietà molto romanocentrica. Inoltre, comunica pure in un modo non intuitivo e corre il rischio di fare ‘tanto rumore per nulla’".

Leader e partiti che uso hanno fatto dei social?

"Bene, ma non benissimo. Bene perché è la prima campagna elettorale in cui i leader stanno provando seriamente a raggiungere gli elettori via social media. Non benissimo perché, al di là di chi se la cava meglio, non vedo ancora campioni".