La Venere sui vestiti, gli Uffizi contro lo stilista: "Non era stato autorizzato"

Il museo fiorentino ha citato in giudizio la casa di moda di Jean Paul Gaultier. Il direttore Schmidt: "L’utilizzo dell’immagine dell’opera è concesso solo a pagamento"

Nascita di Venere, il celebre dipinto di Sandro Botticelli

Nascita di Venere, il celebre dipinto di Sandro Botticelli

Vestita, svestita, fatta a pezzi, acconciata, riprodotta in colori fosforescenti, stampata su magliette e ibridata con ogni sghiribizzo che sia potuto venire in mente. Lei, sua maestà la Venere del Botticelli che nasce dalla spuma del mare, mantiene inalterato il suo sguardo casto e il suo sorriso appena accennato, certa che niente potrà scalfire la sua eterna immagine di dea dal soffio neoplatonico. Ormai, per sempre, icona di bellezza.

Ma il suo direttore sente comunque il dovere di difenderla da assalti di volgarità e da mercificazione. È così che Eike Schmidt, “custode“ della Galleria degli uffizi, non ci ha pensato un momento a ingaggiare un braccio di ferro legale con la potente quanto celebre maison francese Jean Paul Gaultier, che ha per certi versi fatto a brandelli il capolavoro botticelliano, per ricucire qua e là gli strappi rinascimentali su t-shirt, pantacollant, top e altri capi della sua collezione.

Secondo la legge dello Stato italiano non si può. E così, ecco scattare l’azione legale degli Uffizi contro Gaultier per "uso non autorizzato della Venere di Botticelli".

Due modelli di Jean Paul Gaultier con la Venere di Botticelli
Due modelli di Jean Paul Gaultier con la Venere di Botticelli

A scoprire quello che per il direttore Schmidt è un abuso, ci è voluto poco, perché è bastato aprire il sito della casa di moda e sbirciare sui social, per trovare un’inondazione di immagini promozionali di capi realizzati con le sembianze della celebre Venere. "È stato fatto senza chiederne il permesso – si spiega dal museo fiorentino –, e senza concordarne le modalità dell’uso e pagare il canone, così come è invece espressamente previsto dalla legge". Abusi, del resto, che capitano di continuo anche all’altro celeberrimo gigante dell’arte, il David di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia di Firenze, riprodotto in mille salse, ma ora protetto a suon di querele per riproduzione e sfruttamento non autorizzato.

Questo perché le regole una volta tanto sono chiare: secondo il Codice dei Beni Culturali, infatti, l’uso di immagini della proprietà pubblica italiana è obbligatoriamente assoggettato a specifica autorizzazione ed al pagamento di un canone. Di fronte a tale comportamento illecito, l’ufficio legale delle Gallerie si è perciò subito attivato, inviando alla casa di moda una lettera di diffida nella quale si intima il ritiro dal mercato dei capi con l’immagine della Venere o, in alternativa, si chiede di contattare quanto prima il museo per stringere un accordo commerciale necessario a sanare l’abuso compiuto.

Tuttavia la diffida, spedita ad aprile alla Jean Paul Gaultier, è stata sostanzialmente ignorata. Agli Uffizi non è rimasto che passare alle vie giudiziarie: è stata già avviata una azione legale che prevede, oltre al ritiro degli abiti illegittimi, anche una richiesta di risarcimento danni in favore del museo. Lapidario il direttore Schmidt che spiega: "Jean Paul Gaultier ha boutique in Italia e vende i suoi prodotti anche attraverso i canali web italiani. Dunque, come tutti, è tenuto a rispettare le nostre leggi sui diritti dell’immagine".