Mercoledì 24 Aprile 2024

La profilassi riduce morti e ricoveri

Stefano

Grifoni*

Il Covid-19 non ci abbandona e i dati della letteratura confermano che il virus Sars-Cov2 aumenta il

rischio di morte negli anziani soprattutto se con patologie croniche. Una ricerca epidemiologica dall’Università di Firenze condotta tra marzo e novembre 2020, ha dimostrato

che nei pazienti anziani valutati al Pronto Soccorso, in quelli meno vulnerabili, cioè con un minor burden patologico, la mortalità era del 14% in caso di infezione da Sars-Cov2 e del 3% in assenza di tale infezione. Nei pazienti anziani più vulnerabili invece la mortalità è stata del 48% in quelli con infezione e del 26% in quelli senza infezioni. La mortalità nei pazienti con Covid-19 cresce con il grado di vulnerabilità sia nei pazienti ospedalizzati che

in quelli seguiti a domicilio. I dati della letteratura hanno dimostrano una alta mortalità nella popolazione anziana nel periodo pre-vaccinale e dimostrano che la vaccinazione estesa a tutte le categorie di anziani, indipendente dal grado di vulnerabilità, è lo strumento principale di prevenzione. Infatti la campagna vaccinale ha ridotto in modo

sensibile la necessità di ricovero e la mortalità per Covid dei pazienti vaccinati ultra-75enni valutati nei dipartimenti di emergenza. Attualmente, inoltre, si è verificato un cambiamento epidemiologico: i pazienti afferenti al pronto soccorso con tampone naso-faringeo positivo sono spesso asintomatici o paucisintomatici e la necessità di ricovero è legata ad altra patologia. I casi con sintomatologia lieve

devono restare isolati a domicilio con sorveglianza e assumere i farmaci antivirali. Solo nei casi di aggravamento sarà il medico o il 118 a indicare la necessità di accedere al Pronto Soccorso. Resta utile avere a casa un saturimetro. Dopo più di due anni dall’inizio della pandemia, grazie alla ricerca, abbiamo terapie e procedure standardizzate che ci permettono di affrontare con ottimismo il futuro.

*Direttore del pronto soccorso di Careggi