Mercoledì 24 Aprile 2024

La mossa Usa in Italia Arrestato manager russo

Malpensa, l’imprenditore è accusato di aver eluso le sanzioni anti-Putin. Gli Stati Uniti ne chiedono l’estradizione per liberare la cestista detenuta a Mosca

Migration

di Rosella Formenti

MALPENSA (Varese)

Lo hanno arrestato su richiesta diretta degli Stati Uniti lunedì scorso all’aeroporto di Malpensa, poco prima che salisse a bordo di un volo diretto a Istanbul, da dove forse doveva prendere un aereo per tornare a Mosca. Artyom Uss, 40 anni, è un imprenditore russo che le autorità di Washington ritengono coinvolto in un caso di vendita illegale di tecnologie americane a compagnie di armamenti in Russia. Il suo non è un nome qualunque. È il figlio di Aleksander Uss, governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk. E il suo fermo voluto da oltre Atlantico si inserisce in una serie di pressioni politiche, giudiziarie e diplomatiche, per ottenere forse uno scambio di prigionieri.

Sullo sfondo la vicenda della giocatrice di basket americana Brittney Griner, condannata in Russia a 9 anni di detenzione per traffico di droga. Uss è finito in carcere a Busto Arsizio e ieri la Corte d’Appello di Milano ha convalidato il suo arresto. Oggi invece davanti al giudice di Milano Roberto Peroni Ranchet è fissata l’audizione dell’imprenditore russo, assistito dal suo legale, l’avvocato Vinicio Nardo, nella quale gli verrà chiesto se ritiene di dare il consenso o meno all’estradizione. Nel caso si opponga, gli Usa avranno altri 45 giorni di tempo per far arrivare ai giudici italiani la richiesta di estradizione e tutte le carte con le accuse. Allo stesso tempo già oggi la difesa potrà chiedere che in attesa che si concluda il procedimento di estradizione, Uss possa passare almeno ai domiciliari.

Attualmente gli atti con le accuse ancora non sono nelle mani della difesa e devono ancora pervenire alla Procura generale. Artyom Uss è concretamente accusato insieme ad altri quattro cittadini russi e due broker petroliferi venezuelani di aver acquistato dagli Usa componenti elettronici destinati ad equipaggiare aerei, radar o missili e di averli rivenduti a compagnie russe eludendo le sanzioni in vigore. Si sospetta anche che questa rete, finita nel mirino della giustizia americana, abbia utilizzato la stessa società di copertura per trasferire centinaia di milioni di barili di petrolio venezuelano in Russia e in Cina.