Giovedì 25 Aprile 2024

La finta laurea e la morte "I nostri figli fragili Generazione sfiduciata che deve fingersi forte"

La vicenda del 26enne schiantatosi contro un albero fa riflettere. Il regista Francesco Bruni esplora nei suoi film il mondo dei giovani:. "Non pretendiamo che siano come noi, hanno bisogno di dialogo"

Francesco Bruni

Francesco Bruni

di Giovanni Bogani

ROMA.

"Di fronte a una tragedia simile, non è il caso di dare giudizi. Posso solo frugare nella mia esperienza, di regista e di padre", dice Francesco Bruni. Sceneggiatore e regista, Francesco Bruni ha diretto un film come Scialla!, premiato alla Mostra del cinema di Venezia, che esplora l’adolescenza, che ha delle ragioni che la ragione non conosce. Ha diretto – è adesso su Netflix – la serie Tutto chiede salvezza, che racconta la storia di due adolescenti alle prese con difficoltà psicologiche ed esistenziali. Serie per la quale ha ricevuto, martedì, il premio intitolato a don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas. In Tutto chiede salvezza uno dei protagonisti, Daniele, si ritrova schiacciato fra le aspettative della famiglia e la paura di non farcela. Tratti che ricordano, per certi aspetti, la tragica vicenda di Riccardo Faggin, il ragazzo di 26 anni morto schiantandosi contro un albero, alla vigilia della festa per una laurea che non c’era.

Francesco, sembra sempre difficile accostarsi al mondo dei giovani nel modo giusto. Non ci si accorge dei loro fantasmi, delle loro paure. Come si fa?

"I ragazzi, oggi, secondo me vivono un periodo brutto, difficile. Sono la prima generazione, dal Dopoguerra, che ha la prospettiva di andare a stare peggio dei propri genitori. Sono una generazione che può legittimamente pensare che studiare possa non servire a niente, perché non vedono sbocchi. Hanno difficoltà enormi da affrontare. Credo che siano più sfiduciati e depressi di noi".

Essere esigenti oppure lassisti. Pretendere oppure lasciar correre. Quale può essere un approccio "giusto"?

"Posso dire qual è la mia esperienza di padre. Ho due figli: ambedue hanno fatto scelte per me inaspettate. Mio figlio Arturo, senza che io potessi minimamente immaginarlo, è un rapper – e io ormai sono ‘il padre di Side Baby’. E in fondo, sono stato io a imparare molte cose da lui, dal suo mondo".

Nella serie ’Tutto chiede salvezza’ sono rappresentati alcuni rapporti difficili fra genitori e figli…

"Nella serie, c’è un padre generale che non accetta la natura omosessuale del figlio: e una madre, interpretata da Carolina Crescentini, che desidera per la figlia – come in Bellissima di Visconti, se vogliamo – una condizione di diva che la figlia non desidera. Credo che la chiave sia non pretendere che i figli diventino come vogliamo noi".

Qual è il problema più grande, nei rapporti genitorifigli?

"La mancanza di dialogo. Non riuscire a creare le condizioni per cui i figli possano esporre la loro fragilità. Devono fingersi forti, ‘performanti’. E nel momento in cui questo castello crolla, i danni possono essere enormi".

Come si può comportare un genitore?

"Non deve aver paura di chiedere. Deve ascoltare. Se ti rappresenti come autoritario e irraggiungibile, questo non avviene".

Come vede i genitori oggi?

"Spesso sono poco attenti. Perché indaffarati, perché presi da mille cose. Ma alla fine non riescono a ‘vedere’ i figli. Al premio che ho ricevuto, l’altra sera, la preside del liceo Mamiani di Roma ci raccontava. ‘incontro nei corridoi ragazzi che piangono, per la paura di prendere un brutto voto’. Sembrano forti, i nostri figli, ma sono molto fragili".