Antonio
Patuelli
La pandemia comporta infiniti sforzi in ambito sanitario,
ma stimola anche alle modernizzazioni per favorire la ripresa. Le buone intenzioni sono infinite e si concentrano innanzitutto per la transizione tecnologica, per la tutela dell’ambiente, più in generale per la sostenibilità e contro gli eccessi della burocratizzazione che è cresciuta nonostante le sempre più diffuse tecnologie.
Per perseguire queste intenzioni occorre affrontare
le cause dei fenomeni.
Per combattere l’eccessiva burocratizzazione non serve
e non è nemmeno giusto demonizzare i burocrati che operano in una “selva oscura” di infinite norme che, soprattutto in Italia, sono sovrapposte e intrecciate fra loro in maniera spesso paralizzante.
Per modernizzare e sburocratizzare occorre affrontare l’eccesso della legislazione che è intervenuta su quasi tutto lo scibile, ma raramente abrogando esplicitamente leggi preesistenti. Questi intrecci di norme intimoriscono chi è rispettoso delle leggi e rallentano ogni processo decisionale.
Quindi, per sburocratizzare occorre innanzitutto procedere con riforme che non costano, delegificando e semplificando.
Non sono, infatti, cattivi i burocrati o la burocrazia in genere che debbono applicare troppe leggi, spesso malscritte e complesse, con poche abrogazioni esplicite. Occorre decidere innanzitutto che
ogni nuova legge deve abrogare esplicitamente quelle in contrasto o divenute inutili.
E necessita che le leggi siano scritte senza rimandi ad altre leggi, senza che sia difficile anche poterle leggere.
Occorrono Testi Unici e Codici che raccolgano e semplifichino le norme di ogni settore, abrogando tutte le leggi che siano in contrasto o solo inutili.
Le tecnologie semplificheranno quest’opera, se verrà intrapresa, ma non potranno fare miracoli se continueranno ad aumentare le sovrapposizioni e gli intrecci
di vecchie e nuove norme.