Venerdì 26 Aprile 2024

Nuovo Dpcm, esercito dei disobbedienti tira dritto: "Restiamo aperti, non vogliamo morire"

La protesta di un ristoratore a Pesaro: dopo le 18 non chiude il locale e arriva la polizia. Trovati seduti ai tavoli 90 clienti. E a Macerata la provocazione del presidente degli albergatori: registra i clienti come ospiti, ma li fa solo cenare al ristorante

Polizia davanti a un ristorante (foto di repertorio)

Polizia davanti a un ristorante (foto di repertorio)

Stavolta la solidarietà nazionale anti Covid è davvero difficile rimetterla insieme. Sarà per gli errori commessi dal governo, sarà per la stanchezza o perché ritrovare lo spirito della primavera, dopo aver considerato chiusa la partita, è difficile. Fatto sta che l’ultimo Dpcm molti italiani non lo apprezzano. C’è chi si accontenta di mitragliare insulti sui social, chi scende in piazza alla faccia del distanziamento. E ci sono anche i gandhiani, gli allievi di Martin Luther King, che tentano la carta della disobbedienza civile.

Simone Iualè, per esempio, titolare dell’hotel ’La Rosa dei Venti’ a Monte san Giusto, nel Maceratese, per consentire alle persone di cenare anche dopo le 18 offre stanze gratis. "Tutto nasce per sottolineare l’assurdità della situazione – spiega –. Non c’è differenza tra chi alloggia nella struttura e chi invece vuole solo concedersi una cena". Il funzionamento del pacchetto Infinity è semplice: il cliente viene registrato con check in in una stanza che gli viene offerta per il tempo in cui è a tavola. Terminato il pasto, pagherà il conto e farà il check out.

C’è chi invece usa la terapia d’urto: a Pesaro 90 persone si sono date appuntamento nel locale la Macelleria alle 20.30 per mangiare. A fatica l’irruzione delle forze dell’ordine polizia - in diretta social – ha interrotto quella che il sindaco Ricci definisce "una pagliacciata pericolosa", con il gestore che urlava "potete arrestarmi, non chiuderò mai". Invece sarà costretto a farlo fino al 31 ottobre, e rischia grosse penalità.

Meno plateale, il titolare del King Pub a Lignano Sabbiadoro, Francesco (Franz) Dalle Crode: "Non chiudo perché non posso permetterlo". Stesso discorso per Maria Antonietta Pellanda, titolare della palestra ’Area 51 Fitness & Body building’ a Codigoro (Ferrara): "Io non sono una violenta, non scendo in piazza a spaccare vetrine, la mia protesta la faccio dal mio posto. Non mi fermerò finché Conte non tornerà sui suoi passi o qualcuno verrà qui a mettermi le manette". Non manca chi mescola sacro e profano: la scelta di lasciare aperte le chiese e chiudere, invece, cinema e teatri non va giù a tanti.

A riassumerne gli umori è Gigia Bucci, responsabile della Cgil di Bari: "Che differenza c’è tra un monologo teatrale e un parroco che celebra la messa? Trasformiamo le chiese in teatro eo cinema. Ps: Analogo ragionamento è valido per lo sport". Forse confondendo il Dpcm con un copione di Nanni Moretti.

Sia ben chiaro: Rosa Parks, l’icona dei diritti degli afroamericani, si giocava di più. Ma qualcosa rischiano anche loro, come sa Antonio Mosticchio, gestore del cinema Multiplex Sala Fasano di Taviano in Salento il quale, dopo aver annunciato che avrebbe disobbedito, cede: "Rischio una multa fino a 5.000 euro, non potrei pagarla". Oltre la chiusura del locale.

Non si può negare una certa comprensione. Quando nei Palazzi della politica si scambiano mazzate, evocare lo spirito unitario sembra una beffa per chi si trova sull’orlo della fossa. Ma comportamenti del genere preoccupano assai il governo: perché le misure restrittive funzionino è fondamentale che siano sostenute da un ampio di consenso: nei Paesi democratici non si possono imporre a fucilate. Forse stavolta per Conte la vera sfida, è proprio conquistare quel consenso.