Venerdì 26 Aprile 2024

Kiev non molla ma è tempo di negoziare

Cesare

De Carlo

Nessuna tregua, dice Volodymyr Zelensky al ’Wall Street Journal’. Ma l’Europa è stanca. L’America di Biden disorientata dopo l’indecorosa fuga dall’Afghanistan. E poi è lontana, lontanissima. La sua crisi energetica non ha niente

a che fare con l’Ucraina. Il suo export in Russia inesistente.

E quanto ai cereali, c’è bisogno di ricordare che il Midwest è il granaio americano come l’Ucraina lo è dell’Europa? Questa è una guerra europea. Oggi entra nel sesto mese. E ci accorgiamo che le sanzioni decise da Biden con colpevole ritardo si sono rivelate meno efficaci delle controsanzioni di Putin.

Risultato: se Putin sta male, noi stiamo peggio. Crisi

energetica, inflazione, presto recessione. E allora il nostro primo obiettivo non può che essere una tregua. Non un prolungamento indefinito di un conflitto destinato come dice Lloyd Austin, segretario alla Difesa, a dissanguare la Russia.

In questo background suona allarmante l’intransigenza di

Zelensky. Nessuna tregua – ripete – se prima i russi non si

saranno ritirati dalle regioni orientali. Ma una condizione del genere più che improbabile è impossibile.

Urta il buon senso perché è contraria alla realpolitik che a sua volta è una politica estera basata sui fatti e non sui buoni sentimenti o sulla solidarietà che comunque con il suo coraggio Zelensky si è guadagnato. La realpolitk ha una sua logica e non l’ha inventata Henry Kissinger che a 99 anni ha mantenuta la sua lucidità analitica. Dopo tante sofferenze rischi di escalation è il momento di negoziare. Putin lancia qualche segnale. Per esempio l’accordo sul grano. E Zelensky, nota il generale Tricarico, dovrebbe prendere atto che quelle regioni non saranno mai sgomberate dai russi. Oltre tutto sono russofone. Sì lo so, sento i richiami storici a Hitler, i Sudeti, la Monaco

di Mussolini, l’appeasement

di Chamberlain. Ma allora

non c’era la Nato.