Mercoledì 24 Aprile 2024

"Italia russofoba" Meloni a Kiev, vendetta hacker

I siti di Ministeri e aziende nel mirino dei filorussi. Il Cremlino difende il Cav, la Lega frena sulle armi

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ROMA

La diplomazia, con altri mezzi. La risposta russa alla visita del premier Meloni a Kiev è stato un attacco hacker. Non è bastata la posizione filorussa di Berlusconi a evitare al nostro Paese una risposta chiara di Mosca e dei suoi amici. L’azione è stata apertamente rivendicata. "Oggi continueremo il nostro affascinante viaggio attraverso l’Italia russofoba" ha scritto sul suo canale Telegram il collettivo di hacker filorussi NoName057 rivendicando l’attacco. L’attacco, sul quale indaga la Polizia postale, viene messo esplicitamente in relazione alla visita del premier Meloni a Kiev. "Si è trattato di una azione diretta contro le applicazioni, quindi un azione complessa – dicono all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – ma molti servizi sono stati prontamente ripristinati. Il sistema di sicurezza nell’insieme ha reagito molto bene". Ad essere colpiti sono stati una decina di soggetti pubblici e privati. Tra gli altri, istituzioni come il ministero degli Esteri, degli Interni e delle Politiche Agricole, i carabinieri e, martedì, il ministero della Difesa e poi società e banche, come Tim, Bper e l’utility energetica A2A.

Sul fronte delle dichiarazioni di Berlusconi, l’ordine di scuderia arrivato da Arcore è abbassare i toni. Al suo posto, parlano i suoi. "Nessuno sgretolamento sul sostegno a Kiev. Berlusconi, Forza Italia e governo – ha detto Antonio Tajani durante la visita a New York – sono schierati dalla parte della libertà e contro l’invasione russa". Ma la Lega frena bruscamente sull’ipotesi di inviare nuove armi a Kiev. Il problema non è quindi solo Berlusconi. "Giusto, sacrosanto – ammonisce il capogruppo leghista Massimiliano Romeo – difendere il diritto dell’autodeterminazione di uno Stato sovrano come l’Ucraina. Però attenzione a non inviare armi che rischino di trascinare l’alleanza atlantica in un conflitto diretto con la Russia. Perché questo vorrebbe dire far scoppiare la guerra nucleare". Sarà un caso, proprio ieri l’ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov ha lanciato un monito a palazzo Chigi: "Fornendo armi a Kiev, l’Italia si fa trascinare in una contrapposizione militare, diventando parte in causa nel conflitto".

Per Mosca l’uscita di Berlusconi è comunque una pacchia. "In un altro impeto di rabbia impotente, Zeelensky ha attaccato Berlusconi, che aveva ricordato al regime di Kiev il Donbass", ha sparato ad alzo zero la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova che ha ribaltato il senso delle affermazioni del presidente ucraino: "Così Zelensky ha confrontato il suo regime con quello fascista e l’operazione militare con l’azione degli Alleati. Gli è scappata la verità".

Alessandro Farruggia