Mercoledì 24 Aprile 2024

Ingorgo di candidati, Sala verso il bis Il Cav non ci sta: riprendiamoci Milano

Il sindaco uscente potrebbe vincere al primo turno. Decisivi affluenza e numero di sfidanti, l’appello di Berlusconi

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di Massimiliano Mingoia

MILANO

"Milano ha bisogno di una svolta". Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi si collega tramite telefono al convegno azzurro di ieri mattina alle Stelline e suona la carica in vista del rush finale della campagna elettorale delle Comunali del 3 e 4 ottobre. Milano è da sempre la casa di FI, anche se negli ultimi anni i forzisti hanno perso consensi ed eletti, e il Cavaliere vuol far sentire la vicinanza al suo partito e al candidato sindaco del centrodestra, Luca Bernardo. Il primario di Pediatria del Fatebenefratelli, in corsa da luglio, punta a strappare il capoluogo lombardo al centrosinistra dopo dieci anni di governo prima di Giuliano Pisapia e, negli ultimi cinque anni, di Giuseppe Sala, che invece si ricandida per fare il bis a Palazzo Marino. "Milano deve tornare ad essere accogliente e solidale, deve raccogliere le sfide delle altre città europee non solo in centro nelle zone di lusso ma anche nei quartieri", scandisce Berlusconi, che mette in evidenza uno dei temi che ha fatto litigare di più Sala e Bernardo: la dicotomia tra centro e periferie.

Una dicotomia che il centrosinistra nega e che il centrodestra enfatizza. Prima di Berlusconi, sul fronte moderato-sovranista, sono stati il numero uno della Lega Matteo Salvini e la presidente di FdI Giorgia Meloni – lei sabato pomeriggio durante un comizio in piazza Duomo – a parlare di "periferie abbandonate" e di "radical chic al potere". Sala tira dritto per la sua strada, insiste su una Milano "più sostenibile, più verde e più giusta", preannuncia che andrà avanti con nuove piste ciclabili, anche se quella di corso Buenos Aires ha provocato polemiche, e alla fine sottolinea: "Io non parlo mai degli altri, non critico mai e mi pare che loro ogni giorno hanno bisogno di parlare di me. Questo è un segno di chiara debolezza".

Debolezza o no, la campagna elettorale si scalda dopo settimane in cui il dibattito non si è mai acceso troppo, se non per un paio di notizie che riguardavano Bernardo. La prima è il suo porto d’armi. La seconda il vocale con cui il candidato sindaco batteva cassa con i vertici del centrodestra minacciando di ritirarsi dalle elezioni in caso di mancati bonifici. Casi rientrati, ma fino a un certo punto. Gli ultimi sondaggi pre-par condicio davano Sala in netto vantaggio sull’avversario, addirittura a un passo dalla vittoria al primo turno elettorale in programma tra una settimana. Salvini, però, resta convinto che si andrà al ballottaggio e che negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale si aprirà una nuova partita. Non solo. La Meloni, da piazza Duomo, ha esortato i simpatizzanti del centrodestra a non dar retta ai sondaggi "indirizzati verso il centrosinistra" e a credere fino all’ultimo nella vittoria di Bernardo e del centrodestra.

La conclusione della sfida per Palazzo Marino al primo turno o al ballottaggio sembra condizionata da altri due fattori. Il primo è l’affluenza alle urne. Alcuni osservatori prevedono che se l’affluenza sarà bassa (nel 2016 raggiunse il 54,6%) Sala potrebbe vincere al primo turno, se invece il trend sarà contrario il ballottaggio potrebbe essere più probabile. Per ora, come anticipato sopra, la campagna elettorale non ha scaldato i cuori e alcuni milanesi non sanno neanche che ci sono le Comunali, anche perché i tabelloni elettorali sono stati messi per le strade con un ritardo di almeno dieci giorni, un fatto che ha scatenato la polemica di Bernardo e della sua coalizione contro l’amministrazione Sala, rea – secondo il centrodestra – di non aver risolto subito il problema della mancanza di spazi dove poter affiggere i manifesti. Il secondo fattore che potrebbe influire sul risultato finale è legato proprio all’altissimo numero di protagonisti in campo. I candidati sindaco sono 13 e le liste a loro sostegno, complessivamente, sono 28. Non si erano mai registrati dati simili alle Comunali milanesi, da quando, nel 1993, è stata introdotta la legge sull’elezione diretta dei primi cittadini. Il motivo è semplice: a causa dell’emergenza Covid, bastavano 334 firme – un terzo delle mille consuete – per presentarsi alle Comunali.

Da qui i 13 candidati sindaco. Sala e Bernardo a parte, il M5s schiera la manager Layla Pavone. La sinistra alternativa a Sala ha sei candidati: Giorgio Goggi (Psi), Gabriele Mariani (Milano in Comune), Bianca Tedone (Potere al Popolo), Marco Muggiani (Pci), Alessandro Pascale (Pc) e Natale Azzaretto (Pcl). In corsa ci sono anche i civici Mauro Festa (Partito Gay) e Bryant Biavaschi (Milano inizia qui). In lista pure due candidati No Green pass: Gianluigi Paragone (Italexit) e Teodosio De Bonis (3V).