In classe con pistola e coltello L’insegnante vuole interrogarlo e lui a 16 anni la pugnala I compagni: un inferno

La docente colpita a un braccio e alla testa. L’alunno ha poi estratto un’arma giocattolo. I carabinieri l’hanno trovato seduto e sotto choc. Gli studenti: "Sembrava un assalto come in America".

di Nicola Palma

ABBIATEGRASSO (Milano)

"Siamo entrati alle 8 e ci siamo subito suddivisi per fare questo lavoro a gruppi. Io ero proprio con lui: è sempre rimasto silenzioso, non collaborava con noi, non diceva nulla". Liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso, meno di 40 chilometri da Milano. Sembra un normale lunedì all’indirizzo di scienze applicate. Non lo sarà: quei minuti di quiete apparente sono il prologo all’esplosione di violenza che travolge alle spalle la professoressa Elisabetta Condò, colpita all’avambraccio destro, alla scapola e di striscio alla testa, e che risveglia i peggiori incubi evocati dalle stragi nelle scuole degli Stati Uniti ("Sembrava di essere in America", dirà un ragazzo). A ferire la 51enne, con un pugnale con lama seghettata in stile Rambo, è uno studente di 16 anni, che di lì a poco sarebbe stato interrogato in Storia. "Sì prof, tra 5 minuti arrivo", la risposta alla docente, che poco prima gli aveva preannunciato la verifica per recuperare un’insufficienza.

Poi succede qualcosa: "Lui ha iniziato a frugare nello zaino, si è voltato verso di noi, dicendoci ’Mi dispiace, ragazzi, mi dispiace’", racconterà ai carabinieri una compagna di classe. L’adolescente tira fuori la lama e una pistola a gas, facendo pensare a un’azione pianificata. Si alza di scatto e si dirige verso l’insegnante, che "è leggermente piegata in avanti, sui banchi di un altro gruppo, dall’altra parte dell’aula": Condò non lo vede arrivare, ma si accorge dal crescente brusìo che qualcosa ha sconvolto i suoi alunni. Non ha neppure il tempo di girarsi: il ragazzo le è addosso, colpisce "come se non stesse provando emozioni", descrive un alunno. È il caos: la donna scappa in corridoio con gli abiti sporchi di sangue, i ragazzi delle prime file la seguono terrorizzati. Gli altri restano intrappolati, impietriti dal compagno con gli occhi sbarrati che impugna un pugnale e un’arma, che si scoprirà solo dopo essere una pistola a pallini: "Ci siamo nascosti dietro i banchi, non sapevamo se la pistola fosse vera. Uno ha rovesciato il banco davanti a noi per proteggerci". Il panico si diffonde nella classe di fianco: i ragazzi si barricano dentro. In un attimo, tutto finisce: "Lui non ci puntava la pistola contro, l’ha semplicemente tolta dicendo di uscire dall’aula: così abbiamo fatto, siamo scappati". Nel frattempo, è già partita la chiamata al 112: le concitate segnalazioni dei minuti iniziali parlano di una sparatoria, anche se tutti confermeranno a emergenza finita che nessun colpo è stato esploso. I primi ad arrivare all’Alessandrini sono il vice brigadiere Francesco Stranieri e il carabiniere scelto Marianna Angilecchia del Radiomobile: entrano in classe coi giubbotti antiproiettile e vedono il ragazzo in un angolo, seduto vicino alla finestra con le mani sulla testa. È immobile: pare un ostaggio, tanto che i militari danno una rapidissima occhiata in giro per accertarsi che non sia sotto il tiro di qualcuno. E invece è proprio lui l’autore, che si è autoinferto alcuni colpi profondi dietro la nuca e alle braccia e poi ha appoggiato pugnale e pistola sul banco: non oppone resistenza, obbedisce quando gli dicono di inginocchiarsi. Il resto della mattinata si divide tra la preoccupazione per le condizioni della docente (ricoverata a Legnano non in pericolo di vita e operata per un intervento di chirurgia plastica al braccio), il sollievo dei giovanissimi studenti per il pericolo scampato e la valanga di interrogativi senza risposta che si porta dietro un raid così brutale.

Il 16enne viene trasportato al San Paolo per una visita in Neuropsichiatria infantile: ad attenderlo ci sono il padre e altri parenti, componenti di una famiglia benestante scossa e disorientata almeno quanto tutti gli altri dalla terribile aggressione a coltellate; proprio oggi i suoi genitori avrebbero dovuto presentarsi a scuola per parlare del figlio. Fino a ieri sera non erano ancora stati presi provvedimenti nei suoi confronti da parte della procura dei minori, in attesa di comprenderne le condizioni psichiche e di conoscere la prognosi della donna.