Per approfondire:
Quando morì Papa Luciani si facevano ancora le edizioni straordinarie. Quella del Resto del Carlino aveva un titolo enorme, tutto maiuscolo, grande quasi metà pagina: "IL PAPA È MORTO", e pareva una notizia quasi incredibile, perché lo stesso titolo era stato fatto solo poco più di un mese prima, alla scomparsa di Paolo VI. Il Corriere della Sera titolò: "Ha sorriso solo 33 giorni". Lotta Continua, che si distingueva per lo stile garbato, titolò: "È rimorto il Papa", e l’occhiello era anch’esso di gran classe: "Albino Luciani ha smesso di ridere". Eppure sono stati quei soli trentatrè giorni a cambiare dopo secoli l’immagine del Papa. Figlio di contadini del Bellunese, uomo umile, discreto, quasi timido ma tutt’altro che ingenuo, Albino Luciani ha rivoluzionato la figura del romano pontefice, ancor più, molto più di quanto avesse già fatto Papa Roncalli, al quale era peraltro seguito Montini, uomo austero, apparentemente severo, certo poco incline al sorriso. Il giorno della sua elezione Luciani cercò subito un gesto rivoluzionario. Chiese di poter rivolgere dalla loggia di San Pietro un discorso di saluto ai fedeli in piazza. Glielo impedirono perché il cerimoniale prevedeva, dopo l’Habemus Papam, solo una benedizione in latino. Ma la rivoluzione era rinviata di poche ore. Il 26 agosto 1978, giorno dell’elezione, era infatti un sabato. La mattina dopo il nuovo Papa approfittò dell’Angelus per fare il discorso che gli era stato impedito al momento della proclamazione. Scoprimmo un uomo mite ed emozionato: "Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere...", furono le sue prime parole, pronunciate con voce esile, tremula. Spiegò perché aveva scelto il doppio nome (mai successo prima in due millenni) e parlò di sé in prima persona, rinunciando al tradizionale plurale maiestatis. La Chiesa stava cambiando per sempre, ...
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