Venerdì 26 Aprile 2024

Il nodo Quirinale e lo stallo della politica

Come ha detto ieri uno dei big democratici, "abbiamo posti in piedi per aspiranti presidenti della repubblica e segretari ma nessuno che va in giro per la campagna elettorale". I maggiorenti Pd comprendono che il governo funziona a scartamento ridotto, che i Cinquestelle sono perennemente alla ricerca di un domani, ma per salire al Colle quei trecento voti sono pressoché indispensabili. Quindi lisciano loro il pelo.

I grillini sono divisi, sospesi nel tempo futuro dell’irrealtà ma sanno che qualsiasi scenario diverso da questo li vedrebbe penalizzati, in termini di potere e rappresentanza parlamentare, e così navigano a vista sperando che non venga peggio. A dare una spallatina ci ha provato Renzi, ma poi i sondaggi non proprio brillantissimi lo hanno ricondotto a più miti consigli. Del premier c’è poco da dire, perché anche lui aspira in Alto e perché palazzo Chigi è sempre stato un luogo che distorce la realtà e fa apparire tutto meno importante rispetto all’ipotesi di restare un giorno in più tra i meravigliosi arazzi di piazza Colonna. Capitava anche a navigati democristiani abituati alle discese e alle risalite nei palazzi del potere, figuriamoci con il professor Conte.

Molti hanno guardato così al Quirinale come all’elemento in grado di operare qualche tipo di sblocco, ma il presidente Marratella ha fatto sapere di volersi attenere scrupolosamente a quanto previsto dalla Carta. Lui, lo disse a inizio mandato, intende il suo ruolo come quello di un arbitro, e suggestioni alla Napolitano, tanto per capirsi, sono da escludersi. Così non resta che sperare o in un colpo d’ala del governo, che almeno a quanto visto finora appare più auspicabile che probabile, o nel solito fattore esterno. Una "sveglia" dell’Europa, che obblighi l’Italia a uscire dal torpore assistenzialista, o interno, come le elezioni regionali. Sempre che il Paese ci arrivi vivo.