Mercoledì 24 Aprile 2024

Il naufragio del Terzo polo Diluvio di accuse e insulti, alla fine Calenda strappa L’ex premier: è un autogol

Il leader di Azione temeva che l’alleato ammiccasse al centrodestra e tramasse contro di lui. Dalle parti di Italia Viva non vedevano di buon occhio un congresso col finale già scritto.

Il naufragio del Terzo polo  Diluvio di accuse e insulti,  alla fine Calenda strappa  L’ex premier: è un autogol

Il naufragio del Terzo polo Diluvio di accuse e insulti, alla fine Calenda strappa L’ex premier: è un autogol

di Cosimo Rossi

"Naufragato", sancisce Carlo Calenda. Il partito unico del Terzo polo e l’amore con Matteo Renzi "appena nato è già finito", come in ’Se telefonando’ Mina non si sentiva di dire. In questi tempi di social network spudorati, invece, il divorzio va in onda in un tripudio messaggi di recriminazione reciproca all’insegna dell’inconciliabilità caratteriale tra i due protagonisti.

Capitolo chiuso insomma. "Per la semplice ragione che Matteo non voleva farlo", dice Calenda a Otto e mezzo. Per il leader di Azione "Renzi ha ripreso direttamente in mano Italia Viva due mesi fa e non vuole rinunciarvi". Amen. "L’unica cosa che non si può fare è buttarla in caciara", accusa Calenda. E così sia. Si tratta di "una scelta unilaterale di Carlo Calenda", sostengono i canali social di IV, giudicandolo "un clamoroso autogol" e rimproverando al leader di Azione che "gli argomenti utilizzati appaiono alibi".

Ognuno per la sua strada, dunque. Nessun ripensamento, dal mento che "si sono logorati i rapporti di fiducia". Se non fosse che la direzione rimane la stessa, dato che sia gli uni che gli altri promettono di percorrere la via del soggetto unitaria. Di più: i gruppi parlamentari rimangono unitari, dal momento che tecnicamente non possono separarsi pena la perdita di vantaggi e prebende. Ancora di più: alle europee rimane assai probabile che comunque si ritrovino in un cartello elettorale unico come alle scorso politiche, visto che altrimenti Azione dovrebbe raccogliere le firme o andare a elemosinare un accordo con +Europa, che però ha ancora il dente avvelenato per la rottura dell’alleanza col Pd alle politiche.

Non si dica dunque che i matrimoni di interesse sono gli unici che funzionano. Nonostante la sostanziale convergenza d’interesse, infatti, il rapporto coniugale tra Renzi e Calenda non è mai decollato. Per ragioni di personalità, si dice. Ed è indubbio. I due galli nel pollaio del Terzo polo non potrebbero essere più agli antipodi. L’ex premier è un totus politicus alla fiorentina, manovriero e machiavellico nel senso più deprecato, ma non del tutto inappropriato, del termine. L’ex ministro, invece, è un idealista dalla coerenza integerrima e un po’ oltranzista, la cui sincera passione è dimostrata dall’imbiancare incipiente della chioma degli ultimi mesi. "Rimanga tra noi, ma è davvero un isterico scocciato", dicono di lui i renziani. Certo è che sia l’uno che l’altro son ammalati del moderno divismo di quest’evo social.

E tuttavia, per quanto ci possan mettere del loro, sarebbe riduttivo e irrispettoso avvalorare l’idea che le motivazioni del conflitto siano unicamente personali e caratteriali. E allora, al netto della cortina fumogena delle recriminazioni reciproche, occorre cercar di discernere le ragioni politiche della controversia.

Calenda rimprovera espressamente a Renzi di non esser disponibile a sciogliere il proprio partito. Ma il timore vero del leader di Azione è che l’ex premier sia tentato di andare in cerca della successione alla leadership dei moderati del centrodestra e di un’investitura alla successione del cavaliere come accadde ad Adriano con l’imperatore Traiano. Anche perché tutti gli studi dicono che la contendibilità dell’elettorato moderato è solo interna al centrodestra. Nel quadro proporzionale delle europee, l’affermazione di un Terzo polo ammiccante verso il centrodestra e a scapito di Fratelli d’Italia potrebbe servire a entrare in gioco sulle riforme.

Di contro i renziani rimproverano a Calenda di volere un congresso farsa di investitura della propria leadership personale e autocratica, in modo così da impedire qualsiasi manovra a Renzi. Perché è acclarato, invece, che in caso di soggetto unico Italia Viva fosse orientata a esprimere una candidatura alla segreteria. E rispetto al profilo di ammazza-alleanze del leader di Azione, una come Maria Elena Boschi vincerebbe a mani basse. È proprio lei a ironizzare che "forse Calenda si aspettava un’incoronazione, ma di Carlo incoronato ce ne sarà uno solo a Londra il 6 maggio". Ri-apriti cielo: Calenda replica piccatissimo che "Azione ha fatto tutti i congressi, Italia Viva neanche uno ed è una monarchia assoluta di stampo orientale". Fin qui le parole, che volano grosse. Dopodiché alle Europee probabilmente saranno comunque in lista insieme.