Mercoledì 24 Aprile 2024

Il magistrato che dava la caccia a Gheddafi

Il magistrato che dava la caccia a Gheddafi

Il magistrato che dava la caccia a Gheddafi

MILANO

"Troppo spesso le persone rimangono vittime di situazioni davvero kafkiane". Non è il primo caso, questo di Erba, in cui il sostituto pg Cuno Tarfusser prende le parti di un condannato alla "Joseph K.", protagonista del “Processo“ del celebre scrittore praghese. Un paio di mesi fa, usando proprio quelle parole, Tarfusser ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento di una sentenza d’appello in cui un uomo era stato condannato a 15 anni per l’omicidio volontario di un amico. Secondo il pg milanese l’omicidio sarebbe stato invece soltanto colposo. E il processo, ha stabilito la Suprema Corte, va rifatto.

Nato a Merano 68 anni fa, studi di giusrispudenza con la laurea a Padova, Tarfusser ha lunga esperienza di indagini su delitti efferati. Da giovane gli toccò, in Alto Adige, la strage di un disgraziato che sterminò moglie e due figlie, si fece arrestare e si uccise in carcere. Poi si occupò anche degli attentati di Ein Tirol, gli indipendentisti che a fine anni ’80 facevano saltare auto, tralicci e binari della ferrovia. A seguire, la tangentopoli bolzanina. Da procuratore di quella città, Tarfusser riuscì a rendere la risposta dgli uffici così efficace che nel 2007 l’allora ministro Clemente Mastella consegnò alla Procura di Bolzano un “certificato di qualità“. "Sono contento e smarrito", disse poi Tarfusser nel 2009 commentando la nomina a giudice (poi anche vice presidente) della Corte penale internazionale dell’Aja dove si sarebbe occupato, fra l’altro, del mandato di arresto per crimini contro l’umanità per il leader libico Muammar Gheddafi. Dopo l’esperienza internazionale, la delusione per la mancata nomina a capo delle tre Procure cui aveva concorso – Milano, Roma e Catanzaro – e infine l’arrivo nel capoluogo lombardo alla Procura generale.

m. cons.