Mercoledì 24 Aprile 2024

Il governo ammette: spettro recessione Dai prezzi al lavoro, la tempesta perfetta

Dopo la pandemia l’Italia fa i conti con gli effetti del conflitto. La crescita frena, a rischio la tenuta delle aziende

di Antonio Del Prete

Avete un reddito, spese quotidiane e la rata del mutuo da pagare. Tutto normale, quindi. Poi, improvvisamente, le uscite di tutti i giorni impennano e lo stesso accade alle rate del prestito contratto con la banca. Non alle entrate, però. Così, i risparmi che avevate accantonato per un investimento vengono erosi per far fronte alle incombenze. Anziché svoltare, la situazione peggiora. Su una scala più larga è quello che sta accadendo all’Italia, la cui economia, ancora convalescente per il Covid, è stata investita dagli effetti della guerra in Ucraina: caro-energia, inflazione, aumento dei costi di produzione, calo dei consumi, crescita inferiore alle attese. Un circolo vizioso, una tempesta perfetta.

BOLLETTA DELLE IMPRESE

A 80 MILIARDI

Le prime avvisaglie si sono avute già nella seconda metà del 2021, quando l’aumento dei costi energetici cominciava a mettere ostacoli sulla strada della ripresa post-Covid. Con l’invasione russa dell’Ucraina lo scenario è diventato drammatico. La tensione con Mosca, da cui arriva il 40% del gas che alimenta case e aziende, ha fatto impazzire i prezzi. Tanto che "la bolletta delle imprese ha avuto un brusco aumento in pochi mesi passando da 60 a 80 miliardi". Le cifre del salasso, le ha sciorinate ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea di Assolombarda.

IN LOMBARDIA A RISCHIO UN’AZIENDA SU QUATTRO

Le aziende rischiano l’osso del collo, soprattutto nelle regioni più produttive. "Da qui a luglio è in pericolo la produzione di un’impresa del territorio su quattro", denuncia il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. Parla della Lombardia, una delle locomotive d’Italia, ma il problema è generale. "Il prezzo dell’energia elettrica – spiega – è quasi cinque volte quello di inizio 2020". Uno tsunami che non risparmia l’agricoltura. Secondo i dati Istat elaborati da Coldiretti, più di un’azienda su dieci (l’11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. E quasi una su tre lavora in una condizione di reddito negativo per l’aumento dei costi di produzione.

BOOM DEI COSTI

DI PRODUZIONE

In un anno, infatti, i prezzi pagati dalle imprese ai fornitori sono aumentati del 35,3%. L’Istituto nazionale di Statistica certifica che ad aprile 2022 il boom ha riguardato soprattutto coke e prodotti petroliferi raffinati, metalli, prodotti chimici, legno e carta.

INFLAZIONE OLTRE IL 6%

Costi difficili da sostenere, che in parte vengono scaricati sui consumatori. Gli importi degli scontrini si fanno più salati. E l’inflazione schizza. In aprile l’Eurostat ha registrato una crescita annuale del 6,3%. Cosa significa? Che beni e servizi costano molto di più, e non solo alle imprese. Allianz Trade stima che nel 2022 gli italiani spenderanno 229 euro in più per i generi alimentari. È facile ipotizzare che in un contesto del genere i consumi diminuiscano.

LA CRESCITA RALLENTA

Anche per questo, mese dopo mese vengono riviste al ribasso le previsioni della crescita. Secondo Confindustria, l’Italia chiuderà il 2022 con un Pil in aumento dell’1,9% rispetto all’anno prima. Un dato in linea con le analisi di Moody’s, Fmi e Bce, che propongono percentuali intorno al 2%. Comunque molto distanti dall’aspettativa, che si attestava a quota 4,3%.

IL MINISTRO FRANCO:

"EVITARE LA RECESSIONE"

Il governo si prepara agli scenari peggiori. "Il nostro principale obiettivo è evitare che il Paesi torni in recessione", ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia, Daniele Franco, a un convegno Consob. Tuttavia, ha spiegato, "siamo di fronte a una nuova fase di grande incertezza", frutto della "pandemia più importante dell’ultimo secolo, dell’aumento dei prezzi dell’energia e di una guerra".

SALE LO SPREAD

E l’incertezza, ormai si sa, spinge all’insù il famigerato spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Ieri, ad esempio, il differenziale ha chiuso al rialzo a quota 193,9 punti base. Alla lunga, non si tratta soltanto di un problema di finanza pubblica, poiché da questo dato dipendono anche i tassi di interesse di prestiti e mutui. La rata di cui sopra, che insieme con le spese quotidiane pesa eccome sui bilanci delle nostre famiglie.