Venerdì 26 Aprile 2024

Il fantasma della scissione Schlein domani scende in campo Gori preoccupato: potrei andare via

Bonaccini oggi a Firenze in conferenza stampa con Nardella. Con loro il partito dei sindaci

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di Ettore Maria Colombo

Nel Pd inizia a tirare un’aria gelida, di tramontana. Il congresso rischia di trasformarsi in una resa dei conti: chi perde, prende e se ne va. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, area liberal-riformista, infatti la mette giù piatta: "Se vince la Schlein, potrei lasciare il Pd". Gori, che appoggia la corsa di Stefano Bonaccini, la spiega così: "Se vince Elly, vince Renzi, perché il Pd prenderebbe una deriva ‘francese’ (scomparendo, ndr)", anche se poi Guerini, leader di Base riformista, prova a smussare: "Gori non se ne andrà", e lo stesso sindaco di Bergamo correggerà parzialmente il tiro: "Nessun problema con Schlein, se i fondamenti del Pd non verranno stravolti rimarrò. Non così se la Carta fondativa del partito sarà stravolta. In quel caso avrei difficoltà a restare". Il riferimento è alle critiche della sinistra interna al Manifesto di valori del 2007: scritto in epoca veltroniana, è bollato "brutto, bolso, illeggibile", dall’asse Speranza-Cuperlo-Orlando. I riformisti contrattaccano: si punta a un ‘nanifesto’ (Tonini) e minacciano di dimettersi dal comitato dei saggi (Ceccanti).

Poi ci sono i candidati e le loro mosse. Elly Schlein lancia sua corsa domani, al Monk di Roma: "Darò la mia disponibilità ad andare avanti con un percorso collettivo. Serve un gruppo dirigente nuovo per età e genere". Con lei c’è Area dem di Franceschini: "Non è mia intenzione soggiacere a logiche di cooptazione", avverte lei. Definisce "sbagliato" il messaggio di Gori: "Mi stupisce, non c’è rischio scissione: resteremo qualunque sia l’esito del congresso". E rilancia: "Una come me non si siederà mai coi capicorrente". Al suo fianco, dalla sinistra dem, avrà soltanto Peppe Provenzano e Brando Benifei, probabile coordinatore della mozione della pasionaria dem. L’area di Andrea Orlando si sta posizionando sul sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Il primo a scendere in campo ufficiosamente: il 16 dicembre lo farà ufficialmente con una sua rete di sindaci.

Obiettivo, arrivare secondo, al posto di Schlein, alle primarie interne e giocarsi tutto alle primarie aperte. Il proliferare di candidature (c’è anche Paola De Micheli, forse un nome che sarà espressione dei governatori del Sud, Emiliano e De Luca) serve a tenere sotto il 50% Bonaccini, tra gli iscritti per frenarlo. Lui non si spaventa. Si appresta a siglare un patto con un altro non candidato, il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Oggi la conferenza congiunta a Firenze.

Non sarà un ticket (Bonaccini lo farà, ma con una sindaca donna del Sud) ma un patto di collaborazione che prevede posti di rilievo per Nardella. Bonaccini incassa anche il crescente favore di segretari di federazione del Sud, dove ha il suo tallone d’Achille, oltre al predominio del partito tosco-emiliano, a eccezione di Bologna, dove il sindaco Lepore gli è ostile. Zingaretti dovrebbe portare il Lazio su Schlein, cui però mancherebbe un bel pezzo della sinistra.