Mercoledì 24 Aprile 2024

Disgelo tra Pd e 5 Stelle, Conte guarda a sinistra dem. "Siamo progressisti, ci troveremo"

Il presidente grillino insieme all’ex ministro Orlando alla presentazione del libro di Bettini. Costituente del Partito Democratico, in campo Schlein. "Ma rifuggo la logica delle correnti"

Da sinistra Giuseppe Conte, Goffredo Bettini, Andrea Riccardi e Andrea Orlando

Da sinistra Giuseppe Conte, Goffredo Bettini, Andrea Riccardi e Andrea Orlando

Attorno al Pd accadono tante cose. Anche che Conte riapra all’alleanza, dopo aver chiuso in Parlamento, in Lazio, Lombardia e pure altrove. Potenza di un libro e del suo autore, Bettini, mentore della sinistra storica dem come di Conte, che dice: "Ci ritroveremo, con il Pd, se prevarrà la linea Bettini", cioè l’alleanza organica con i 5s. Ma iniziamo da Elly Schlein. La neodeputata fa un mezzo passo avanti, sulla candidatura al congresso (che sarà super-anticipato) del Pd, ma non integrale: il suo non è "un io", ma un "noi". Elly non scioglie la riserva, durante l’attesa diretta Instagram di ieri. Prima di lanciarsi, deve aderire alla fase costituente: non è ancora iscritta. Intanto, però, mette in chiaro dei punti che già sanno di mozione congressuale. La Schlein usa a piene mani l’impostazione della sinistra del partito: "Non serve solo una frettolosa corsa a cambiare il gruppo dirigente, ma una riflessione aperta, larga, profonda". O ancora: "Non va fatta la guerra ai poveri ma alla povertà, giù le mani dal reddito di cittadinanza". E ancora: "Non è il momento di corse solitarie, ma di una costruzione collettiva con chi ha una visione comune per una riconciliazione di mondi. Non si può discutere di nomi se non si discute di giustizia sociale e climatica".

Letta studia l’anticipo, il Pd cambia rotta: congresso subito per non scomparire

Parole che vengono accolte con favore da molte anime del Pd: dai lettiani ad Area dem di Franceschini – il quale non vuole metterci, per ora, il cappello, ma non vede l’ora di farlo, per fermare Bonaccini – passando per parte della sinistra dem, peraltro ancora incerta sul da farsi. Orlando ieri ha messo le mani avanti così: "La Costituente serve a fare una riflessione. Mi pare che stia passando l’idea che sia meglio risolverla con una competizione fra noi. Penso che sarebbe un errore. Abbiamo bisogno di una riflessione".

Mentre Orlando riflette sul da farsi, il passo in avanti di Elly – dicono, però, ora, a sinistra – "può imprimere una accelerazione al congresso, aiutando altri nomi ad uscire". Uno dei nomi pronti è il sindaco di Firenze, Dario Nardella: "Mi sto organizzando con colleghi sindaci ed amministratori, il mondo della società civile, per promuovere una iniziativa aperta su lavoro, sviluppo sostenibile, ambiente". Di fatto, il suo è un altro annuncio di candidatura: "Voglio essere, con altri, promotore di un vero confronto pubblico ed aperto che ci piacerebbe organizzare a breve a livello nazionale. Il Pd deve essere protagonista con le idee".

Da sinistra, si apprezza il riferimento ai temi sociali ed economici, specie i temi sull’ambiente e sulla questione di genere, cari pure alla Schlein. E già si ipotizza un ticket. Lei giura di non avere "una furia rottamatrice", pur se le Sardine di Mattia Santori la acclamano. Stabilito che anche il governatore emiliano, Stefano Bonaccini, è pronto alla sua corsa (con l’appoggio di molti sindaci, governatori e aree interne) e che altri candidati minori sono già in pista, e da mesi (Paola De Micheli, Matteo Ricci), ieri è stato anche il giorno in cui Goffredo Bettini ha presentato il suo libro "A Sinistra. Da Capo" in un Auditorium della Musica davvero strapieno, con Andrea Riccardi, Andrea Orlando e le direttrici di Qn (Agnese Pini) e Manifesto (Norma Rangeri) a intervistarli, ma soprattutto Giuseppe Conte a far da guest star.

Per Conte "i 5S stanno nell’area dei progressisti, che lo si voglia o no", "nel Pd c’è chi rinnega il governo Conte II" (non Bettini, si capisce), "sotto Draghi il Paese ha vissuto in uno stato ipnotico", ma soprattutto che, "se il Pd ci avesse sostenuto, il governo Draghi non sarebbe caduto": Morale, la colpa è sempre del solito Enrico Letta.