Mercoledì 24 Aprile 2024

Letta studia l’anticipo, il Pd cambia rotta: congresso subito per non scomparire

Pressioni sul Nazareno per non aspettare marzo a rinnovare il partito. Conferma della segreteria: "Stiamo verificando la possibilità". La data potrebbe essere a inizio febbraio, a breve la decisione

Il segretario del Pd Enrico Letta, 56 anni, con la deputata Elly Schlein, 37 anni

Il segretario del Pd Enrico Letta, 56 anni, con la deputata Elly Schlein, 37 anni

Il congresso (anticipato) del Pd sarà… anticipato. Altro che 5 mesi, un tempo biblico, come doveva essere, cioè tra marzo e aprile del 2023. Potrebbe, invece, tenersi a febbraio, meglio se all’inizio. Con relativo anticipo di presentazione delle candidature che, dal 12 gennaio, quando doveva essere, verrà dunque spostata almeno a un mese prima. Cioè non oltre il 12 dicembre, almeno a spanne, mentre l’Assemblea nazionale (la sola che in base allo Statuto del Pd, può convocarlo, il congresso) potrebbe tenersi a metà novembre.

Congresso Pd, anche Schlein in campo: "Corro per la segreteria". Ma senza la sinistra

Ma perché una tale, improvvisa, anticipazione? Quella formale la fornisce la portavoce del segretario, Monica Nardi, che ieri sera annuncia la notizia ‘bomba’ (almeno nel piccolo mondo democrat): "Letta sta lavorando a verificare le condizioni politiche e la fattibilità procedurale per anticipare il congresso, cercando un punto di caduta tra le varie anime del partito che non scontenti nessuno e contemperi la necessità di approfondire e l’esigenza di avere una leadership rinnovata per affrontare questa fase politica".

La verità è, però, un’altra: dato che i buoi stanno scappando dalla stalla, al Nazareno hanno pensato che è arrivata l’ora di chiudere il recinto. Basta un rapido elenco di guai per capire il punto. Prima i candidati mezzi annunciati e mezzi smentiti. Elly Schlein, assai adontata per l’articolo su QN che ne anticipava il lancio ("È arrabbiata nera con voi", spiegano i suoi colleghi), dirà oggi cosa vuol fare, via diretta Instagram: dirà, cioè, se – da non iscritta dem – si candiderà o no. Poi c’è Dario Nardella che – spiegano i suoi – "va avanti per la sua strada, non pensa a ticket di sorta (si parla di un ticket proprio con la Schlein, ndr) e si sente in campo, forte delle sue relazioni". Poi c’è Stefano Bonaccini che, a sua volta, macina chilometri e, soprattutto, consensi: ha già con sé molti sindaci (Gori, Del Bono, Decaro), ma vuole sfondare al Sud, dove coltiva buoni rapporti con il governatore campano, Vincenzo De Luca, e anche più giù (Sicilia, Calabria e altri luoghi) e, non caso, cerca una sindaca giovane e del Sud con cui fare ticket per la segreteria. A lui il congresso super-anticipato va bene: è ‘pronto’.

Poi, c’è la pressione degli "Occupy Pd" che si stanno materializzando come piovesse grandine. Da quello di Brando Benifei (eurodeputato, lato sinistra-sinistra), che si è tenuto a Roma, con gli under 40, a quello organizzato da Davide Di Noi a Bologna (#Rigenerazione: "5 mesi per il congresso sono fuori dalla realtà. Ora basta!"). Fino a quelli che si terranno nei prossimi giorni, quando usciranno allo scoperto i giovani Gd del Molise (domani, a Campobasso) e i romani (il 22 novembre, all’Ostiense, organizza lPatrizia Prestipino).

Poi, alleanze confuse, a macchia di leopardo. In Lombardia, senza il Terzo Polo e senza i 5 Stelle (anche se non è detta l’ultima parola). In Lazio, senza i 5 Stelle, ma con il Terzo Polo. In Friuli e in Molise, che pure votano, boh, si vedrà. Poi, ancora, c’è la guerra ad alzo zero, dentro il Parlamento: non verso il governo Meloni, ma tra le tre opposizioni stesse che non riescono ad andare d’accordo su nulla. Poi, ancora, ci sono le correnti (Base riformista, Area dem, Dems) che, api impazzite, si vedono, litigano (con le altre correnti e pure tra di loro): non trovano la quadra su chi vogliono candidare, quando, come, alleandosi con chi e pure perché. Infine, i sondaggi, sempre più tetri, per il Pd. Insomma, era il caso di anticiparlo, il congresso.