Giovedì 25 Aprile 2024

Il compromesso che prima o poi si dovrà trovare

Cesare

De Carlo

Vladimir Putin è a corto di soldati. Entro il prossimo 1° gennaio ne recluterà altri 137mila, in aggiunta al milione in servizio. Come? Reclutamenti forzosi – dice il Pentagono – contratti "vantaggiosi" per miliziani tipo Wagner, mobilitazione "strisciante". È una buona notizia? No. Pessima, anche se significa che la guerra non sta andando come lui pensava. Dunque altre bombe e altro sangue in Ucraina e altre angosce per l’Europa. Queste angosce l’America di Biden non le ha. In campo energetico è quasi autosufficiente anche se il carburante è due volte più caro rispetto a Trump (ma Putin non c’entra). Mentre per quanto riguarda i cereali la sua Ucraina è il Midwest, dieci volte più grande. Per cui la strategia rimane invariata: prolungare la guerra per dissanguare la Russia. E allora viene in mente un aforisma di Churchill: una guerra veloce non è mai esistita, non si sa mai quando e come finirà. Quella di Putin sarebbe dovuta essere velocissima. Miscalculation della sua intelligence. È stato respinto da Kiev. Ha conquistato il Donbass ma a che prezzo! Secondo il Pentagono ha perso 80mila soldati contro 45mila dell’Ucraina. La sua Armata Rossa è una tigre di carta.

La cosa non è di consolazione per l’Europa, vittima della propria miopia. La Germania, la più russo-dipendente, si è fermata. L’Italia non ancora. Ma si annuncia un inverno al freddo e una disoccupazione record. Le aziende non possono rimanere aperte con il prezzo del gas oltre i 300 euro per megawattora. E allora lascia stupiti la solidarietà incondizionata portata da Di Maio a Kiev a nome del nostro governo. Zelensky sarà anche un eroe ma, dopo sei mesi, se non si rassegna alla perdita delle regioni russofone, non avrà una tregua. E quest’inutile guerra ha già provocato troppi lutti. E troppi feriti. E troppe devastazioni. E troppa miseria dentro e fuori dall’Ucraina. E il rischio di una catastrofe nucleare. Non basta? ([email protected])