Mercoledì 24 Aprile 2024

Ici e Chiesa, la Corte Ue: "L'Italia recuperi la tassa non versata"

La cifra si aggira intorno ai 4-5 miliardi. L'impossibilità del recupero è dovuta solo a "difficoltà interne all'Italia"

Piazza San Pietro

Piazza San Pietro

Roma, 6 novembre 2018 - La Corte di giustizia dell'Unione europea è netta: lo Stato italiano deve recuperare i soldi dell'Ici non pagata dalla Chiesa. Lo hanno stabilito i giudici della Corte - che ha sede in Lussemburgo -  annullando la decisione della Commissione del 2012 e la sentenza del Tribunale Ue del 2016.

Entrambi avevano sancito "l'impossibilità di recupero dell'aiuto a causa di difficoltà organizzative" nei confronti degli enti non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi. Oggi i giudici hanno ritenuto che tali circostanze costituiscano mere "difficoltà interne all'Italia". Respinto invece ricorso sull'Imu.

Il ricorso accolto dalla Corte di giustizia è stato promosso dalla scuola elementare Montessori di Roma contro la sentenza del Tribunale Ue del 15 settembre 2016 che in primo grado aveva ritenuto legittima la decisione di non recupero della Commissione europea nei confronti di tutti gli enti non commerciali, sia religiosi sia no profit, di una cifra che, secondo stime dell'Anci, si aggira intorno ai 4-5 miliardi.

La Commissione aveva infatti riconosciuto all'Italia l'"assoluta impossibilità" di recuperare le tasse non versate nel periodo 2006-2011 dato che sarebbe stato "oggettivamente" impossibile sulla base dei dati catastali e delle banche fiscali, calcolare retroattivamente il tipo d'attività (economica o non economica) svolta negli immobili di proprietà degli enti non commerciali, e calcolare l'importo da recuperare.

La scuola Montessori, sostenuta dai Radicali, nell'aprile 2013 fece ricorso contro la Commissione, ma nel 2016 il Tribunale Ue confermò appunto l'impossibilità di recuperare quanto dovuto. La Corte di giustizia, pronunciatasi in Grande Chambre, ha invece annullato sia la decisione della Commissione europea che la sentenza del Tribunale Ue, spiegando che tali circostanze costituiscono mere "«difficoltà interne" all'Italia, "esclusivamente ad essa imputabili", non idonee a giustificare l'emanazione di una decisione di non recupero.

La Commissione europea, si legge nella sentenza, "avrebbe dovuto esaminare nel dettaglio l'esistenza di modalità alternative volte a consentire il recupero, anche soltanto parziale, delle somme". Inoltre, ha ricordato che i ricorrenti erano situati "in prossimità immediata di enti ecclesiastici o religiosi che esercitavano attività analoghe" e dunque l'esenzione Ici li poneva "in una situazione concorrenziale sfavorevole (..) e falsata".

La Corte di giustizia ha ritenuto invece legittime le esenzioni dall'Imu, l'imposta succeduta all' Ici, introdotte dal governo Monti, anch'esse oggetto di contestazione da parte dei ricorrenti.

"Sentenza storica"

Esulta l'avvocato Edoardo Gambaro che, assieme all'avvocato Francesco Mazzocchi, ha presentato il ricorso: "E' una sentenza storica e ora, se l'Italia non dovesse recuperare gli aiuti, si aprirebbe la via della procedura di infrazione, con altri costi a carico dei cittadini italiani".

E aggiunge: "La Commissione sarà obbligata a dare seguito alla sentenza della Corte di giustizia, emanando una nuova decisione e valutando, insieme allo Stato italiano, le modalità di recupero delle imposte non riscosse per lo meno dal 2006". La sentenza, spiega, "ha una duplice valenza, storica".

"Siamo molto contenti, è stata una lunga battaglia, ma alla fine Davide ha battuto Golia", commentano le titolari della Scuola Montessori di Roma. "Abbiamo fatto questa battaglia -concludono - rappresentando l'imprenditoria laica e democratica che voleva contrastare i privilegi che distorcevano e distorcono la vita economica del paese".