Giovedì 25 Aprile 2024

I baby campioni e la gestione delle emozioni

Davide

Rondoni

Giovani campioni prodigio o giovani in pericolo? La vittoria delle due tredicenni in una categoria di skateboard alle olimpiadi, oro la giapponese Momiji Nishiya, nata il 30 agosto 2007, davanti alla brasiliana Rayssa Leal, nata il 4 gennaio 2008, riapre una delicata questione: cosa significa essere proiettati così giovani, di certo non emotivamente formati, in un circo di emozioni così grandi, forti? Sia che si vinca, sia che si deluda e si perda, come è accaduto alla nostra attesa promessa del nuoto, sedicenne, Benedetta Pilato. Campioni, certo, ma poco più che bambini. Non è una novità, certo, l’emergere di talenti giovanissimi in discipline dove l’abilità precoce, accanto alla preparazione, sbaraglia gli avversari. Già nel ‘36, una tredicenne tedesca, Marjorie Gestring, a Berlino, per il tripudio dei sostenitori della superiore razza ariana, vinse l’oro nei tuffi, e abbiamo visto negli anni anche più recenti specie in discipline come la ginnastica, ragazzine orientali dall’età imprecisata, al di là dei dati ufficiali, tra infanzia e adolescenza. Ma certo il clamore mediatico, insomma, il successo mondiale attuale di questi ragazzini non è paragonabile a quanto accadeva allora. Certo occorre pure tener presente che aprendo i giochi a discipline sportive o simili praticate da giovanissimi, l’età dei campioni si abbassa. Ma c’è punto d’inquietudine che non possiamo celare. Già la storia del cinema ci ha insegnato che bambini prodigio balzati all’onore del successo mediatico si sono poi smarriti, a volte con destini ombrosi. Ovviamente auguriamo alle bambine campionesse una vita lieta e tanti successi. Ma un brivido ci tocca in quest’epoca che viene chiamata delle “passioni tristi”. In quegli stadi vuoti si onorano ragazzini proiettandoli al di là della loro maturità in un mondo dorato e spietato. Ma lo si fa per onorare loro o per soldi e risvegliare passioni spente? ampioni prodigio? O abuso dell’infanzia?