Venerdì 26 Aprile 2024

Gli Usa processano i social. "Giovani a rischio"

Aperta un’inchiesta in otto Stati americani. Lo psicoterapeuta: "Incidono sulla personalità, alterano la percezione del corpo"

Migration

di Antonio Del Prete

Il corpo sacrificato sull’altare dei social. Tanto esposto in video quanto nascosto nella vita di tutti i giorni. Di questa società sempre più narcisista e inconsistente, i bambini e gli adolescenti sono le prime vittime. "È un mondo tarato sulla comunicazione e non sulla relazione", sostiene Guido Crocetti, docente di psicologia clinica e presidente onorario del Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l’Infanzia e l’Adolescenza (C.I.Ps.Ps.i.a) di Bologna. La "dittatura dell’immagine e lo svuotamento dei rapporti – aggiunge – sono pericolosi soprattutto per chi sta formando la propria personalità". Sembrano dello stesso avviso otto Stati americani, intenzionati ad andare in fondo alla questione. Il dito è puntato contro i social network, Instagram in particolare. Una nuova grana per Facebook, ora Meta, il colosso del web proprietario della piattaforma. "Ripetutamente Mark Zuckerberg e le società che guida hanno messo i profitti sopra la sicurezza, ma la nostra indagine cercherà di porre fine a questo comportamento, la nostra coalizione (bipartisan, ndr) non esiterà a intraprendere qualsiasi azione necessaria per proteggere i bambini e i ragazzi dai danni che Instagram e altri social media rischiano di causare loro", promette la procuratrice generale di New York, Letitia James.

Quali danni? "I social esteriorizzano tutto – spiega Crocetti –, creano nel bambino e nell’adolescente una falsa percezione di sé, incidono sulla sua personalità". Maggiore è il tempo trascorso davanti allo schermo, più gravi sono i rischi. Il meccanismo è paradossale. "Il corpo, esibito in vetrina, in realtà finisce sullo sfondo". Cessa di essere carne, ossa ed emozioni, "un ancoraggio alla realtà", per diventare un mezzo di autoaffermazione, dice il professore. "I ragazzi – insiste – non accettano di mettersi in gioco, decidono a tavolino quale debba essere la loro immagine, che si trasforma in un luogo dell’esistenza: una trappola". Un mondo artefatto in cui, ovviamente, tutti vogliono stare in prima fila. "Si tratta di un contesto che nutre un narcisismo patologico", sentenzia Crocetti. Dalla sua esperienza professionale emerge un quadro preoccupante. "Arrivano in terapia sempre più bambini con quozienti intellettivi molto alti, poiché internet stimola i processi cognitivi e intellettivi fino a esasperarli", racconta. Ma avverte: "È un bluff, sono piccoli geni che girano a vuoto". Alla ricerca di conferme. Negli ultimi mesi il Wall Street Journal ha rivelato alcuni studi interni a Instagram che metterebbero in evidenza i pericoli da social per i giovanissimi, sottoposti a "una costante comparazione con gli altri". "Tutti sono in competizione con tutti – rincara Crocetti –, quindi con nulla, una dinamica che disorienta".

Che adulto sarà un bambino allevato in questa batteria? "Una persona autocentrata, in coppia con se stessa, un soggetto meno capace di tollerare la frustrazione che relega ai margini gli altri, utili soltanto se mettono un like". La strada delle nuove generazioni, tuttavia, non è segnata. "Ma i genitori devono fare i genitori – ammonisce lo psicoterapeuta –, ogni tanto spengano pc e tablet e facciano sperimentare ai bimbi le altre facce della realtà". Eppure, il problema non esiste secondo Meta. Anzi. "Noi siamo stati una guida nella lotta al bullismo e nel sostenere le persone in difficoltà con pensieri suicidi, di autolesionismo e disturbi alimentari", si difende l’azienda replicando all’iniziativa degli otto procuratori americani. Per Crocetti, una "banalizzazione assoluta della questione che la dice lunga".