Mercoledì 24 Aprile 2024

Gillo Dorfles, è morto il grande vecchio dell'arte italiana

Ad aprile avrebbe compiuto 108 anni. Il 5 aprile uscirà, postumo, il libro 'La mia America'

Gillo Dorfles (Newpress)

Gillo Dorfles (Newpress)

Milano, 2 marzo 2018 - E' morto un grande vecchio dell'arte e della cultura italiana: Angelo Eugenio Dorfles detto Gillo, critico d'arte, pittore e filosofo. Ad aprile avrebbe compiuto 108 anni. A dare la notizia è stato un nipote: le condizioni dell'artista - ha spiegato - erano peggiorate nelle ultime 24 ore.

Ritratti e veleni firmati Gillo Dorfles, il critico compie 107 anni

Nella sua ultracentenaria vita, Gillo Dordles ha sperimentato di tutto, nel campo del sapere umano: medicina, filosofia, arte, architettura, musica, persino la moda. E si è accompagnato ad altri grandi come lui: ha conosciuto Italo Svevo, era intimo di Eugenio Montale, contribuì a lanciare Lucio Fontana. E ancora: beveva il caffè con Cesare Pavese, litigava con Salvatore Quasimodo, è stato ospite di Frank Lloyd Wright e amico personale di Renzo Piano

E fino alla fine è stato incredibilmente lucido e attivo, come se gli anni gli scivolassero via senza lasciar traccia: a metà gennaio - per dire - ha partecipato alla Triennale all'inaugurazione di Vitriol, una personale dedicata ai disegni realizzati tra il 2010 e il 2016. 

Oltre al Dna l'ha aiutato la passione e la curiosità - mai sopite - per il mondo circostante e la voglia di vivere il presente, d'immaginare il futuro. "Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l'altra metà perché voglio vivere nel futuro", rispondeva a chi una volta aveva fatto l'errore di ricordargli l'età. Soleva dire: "L'arte è l'unica passione a cui sono rimasto sempre fedele, sin dalle prime folgorazioni dell'astrattismo di Klee e di Kandinsky".

Con un libro diventato un cult ha insegnato agli italiani cos'è il kitsch (Il Kitsch, antologia del cattivo gusto, 1968). E nel 2012, a 45 anni di distanza dall'uscita di quel testo che fu una pietra miliare per comprendere l'evoluzione del cattivo gusto nell'arte moderna, la Triennale di Milano gli ha reso omaggio con una mostra (Gillo Dorfles. Kitsch oggi il Kitsch) per descrivere il fenomeno in tutte le sue più recenti articolazioni.  

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IL LIBRO POSTUMO -  Fino all'ultimo Dorfles ha lavorato al libro 'La mia America' che uscirà - ovviamente postumo - il 5 aprile per Skira, a cura di Luigi Sansone. Il volume raccoglie articoli e altri scritti inediti sulla società Usa, la pittura, l'architettura, il design e l'estetica americana. A partire dal secondo dopoguerra, Dorfles ha viaggiato negli States dove ha incontrato personalità di primo piano, dai più noti studiosi di problemi estetici e critici d'arte come Thomas Munro, Clement Greenberg, James Sweeney, Alfred Barr, Rudolf Arnheim, Gy”rgy Kepes) e ha dialogato con alcuni tra i maggiori architetti della East e West Coast da Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe, Louis Kahn a Frederick Kiesler.

Dai quei soggiorni americani ha tratto spunto per numerosi articoli all'epoca pubblicati su 'Domus', 'Casabells', 'Aut Aut', 'La Lettura', 'Metro' e in numerosi cataloghi. Attraverso i racconti e le memorie del grande critico d'arte viene approfondito uno dei periodi più significativi e stimolanti della cultura Usa. "Dorfles è stato tra i primi critici d'arte a recarsi negli Stati Uniti negli anni immediatamente successivi al conflitto mondiale per approfondire la sua conoscenza sull'arte, l'architettura e la vita negli Usa", spiega nella prefazione Luigi Sansone. Sempre con Skira, Dorfles aveva pubblicato nel 2015 'Gli artisti che ho incontrato', sempre a cura di Luigi Sansone.

LA VITA - Nato a Trieste nell'allora Austria-Ungheria da padre goriziano e madre genovese, Gillo Dorfles si è laureato in medicina, con specializzazione in psichiatria. Ma in parallelo fin dai primi anni trenta si è dedicato dedica allo studio della pittura, dell'estetica e in generale delle arti. 

Professore di estetica presso le università di Milano, di Cagliari e di Trieste, nel 1948 fondò il Movimento per l'arte concreta insieme ad Atanasio Soldati, Galliano Mazzon, Gianni Monnet e Bruno Munari. 

Per tutti gli anni cinquanta prende parte a numerose mostre del Mac, in Italia e all'estero: espone i suoi dipinti alla Libreria Salto di Milano nel 1949 e nel 1950 e in numerose collettive, tra le quali la mostra del 1951 alla Galleria Bompiani di Milano, l'esposizione itinerante in Cile e Argentina nel 1952, e la grande mostra "Esperimenti di sintesi delle arti", svoltasi nel 1955 nella Galleria del Fiore di Milano.

Nel 1954 risulta componente di una sezione italiana del gruppo Espace. Nel 1956 diede il suo contributo alla realizzazione dell'Associazione per il disegno industriale. Nel 1971 sottoscrisse la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Si dedicò quindi in maniera pressoché esclusiva all'attività critica sino a metà degli anni Ottanta.  Solo nel 1986, con la personale presso lo Studio Marconi di Milano, tornò a rendere pubblica la propria produzione pittorica, che ha coltivato anche negli anni successivi.