Giovedì 18 Aprile 2024

Ritratti e veleni firmati Gillo Dorfles, il critico compie 107 anni

Ecco una serie di illuminazioni, pensieri, ricordi. Il Dorfles-pensiero tratto dai suoi scritti

Gillo Dorfles (Newpress)

Gillo Dorfles (Newpress)

Roma, 12 aprile 2017 - Oggi compie 107 anni. Quando è nato, il 12 aprile 1910, la sua Trieste faceva ancora parte dell’impero austroungarico. Ne ha visti passare, di decenni e di personaggi, Angelo Dorfles detto Gillo: la sua vita da critico d’arte, pittore e filosofo (ma con una laurea in medicina, specializzazione in psichiatria) lo ha portato a contatto con una impressionante serie di eventi, personalità, artisti. Ha conosciuto l’antroposofia di Rudolf Steiner, ha saputo essere egli stesso artista profondo, e la formazione mitteleuropea l’ha sempre tenuto lontano dal provincialismo. È stato docente di estetica nelle università di Milano, Cagliari e Trieste. Nel 1948 ha fondato (con, tra gli altri, Bruno Munari) e nel 1956 ha contribuito a realizzare l’Associazione per il disegno industriale. Ma la sua forza è stata, lungo i decenni, l’attività crutica svolta sino a metà degli anni ottanta. E grande è stato il suo contributo allo sviluppo dell’estetica italiana del dopoguerra: non ha mai rinunciato ad analizzare l’aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli strumenti della linguistica. Una peculiarità che ne fa ancora oggi un faro. Che si appresta a tagliare un invidiabile traguardo di longevità.

Ecco una serie di illuminazioni, pensieri, ricordi. Il Dorfles-pensiero tratto dai suoi scritti.

Incontro Italia-Inghilterra.

Roma, 1932 In via del tutto eccezionale, vado all’incontro Italia – Inghilterra. È proprio nelle occasioni insolite che si apprezzano appieno le situazioni. Il rapporto tra l’individuo e la folla, per esempio… Osservo le espressioni del pubblico, il suo entusiasmo, gli spasimi: «du-cé. du-cé», anzi, «du-è, du-è» (goal!). È un grido all’unisono, uniforme e ritmico, con un pathos condiviso, più ideale che spirituale (o piuttosto, in entrambi i casi, bestiale?).

Firenze 1945

Per strada mi imbatto nella Jewish Brigade: gli israeliani sono vestiti come gli inglesi, hanno sulla spalla la stella di Davide su sfondo bianco azzurro… Fa una certa impressione veder portare la stella a sei punte con ostentazione e baldanza e non più come marchio infamante. Ma come andrà a finire con questo loro eccessivo nazionalismo?

Trieste, aprile 1947

Nella stanza da letto Umberto Saba sta seduto sulla chaise-longue… Afferra con stizza le mie poesie, che gli ho portato da leggere, affermando a priori che non possono valere niente. Invece, con mio stupore, nel leggerle brontola un po’ seccato: «Bel, bel, ti xe molto abile…»

La Biennale di Venezia

Luglio 1952 Incontro a colazione Ungaretti, uomo vivace, acuto nei giudizi… Le sue infatuazioni meccanicistiche possono risultare pericolose ma sono sempre meglio del passatismo dei Morandi, degli Arcangeli, dei Ragghianti. Anche Morandi è qui a Venezia, con la sua frangetta e la sua apparente modestia e riservatezza. In realtà è un furbacchione. Pur avendo saputo sfruttare le sue noiose bottigliette fino in fondo, come pittore è decisamente poco interessante ma ha saputo vendersi bene…

In casa Toscanini

Dicembre 1954 Incuriosisce il fatto che Toscanini avesse escluso ogni rapporto con indirizzi culturali che si discostassero dalle sue preferenze. Ricordo di aver avuto l’imprudenza, un giorno, di chiedergli perché non lo interessassero Schoenberg e Webern: e credo che da allora la sua stima per me sia alquanto scemata… Wally (figlia di Toscanini, Ndr) mi chiede: «Ma in America hai visitato qualche grande ospedale?». Sono ancora convinti che la mia attività sua quella di medico. Naturalmente mi preme ben poco il riconoscimento di chi ignora persino che esistano Klee e Kandinskij e vede con sospetto, se non addirittura con disgusto, Webern e Alban Berg.

Moda

Mai come nel periodo che stiamo attraversando il fenomeno della moda è parso così attuale. Proprio per due ragioni in apparenza contrastanti: da un lato l’avvento di una società consumistica che esalta lo spreco e il continuo avvicendamento dei prodotti; dall’altro la rivolta contro questo stesso consumismo inseguito alle recenti crisi economiche ed energetiche e quindi il rifiuto dell’edonismo da parte di sempre più vasti gruppi sociali… Il legame tra moda e status, dunque, è una delle condizioni più stabili, nonostante le trasformazioni e gli apparenti affrancamenti da questo genere di usanza. Ma si tratta di un’usanza dalla quale cercheremmo di liberarci di ‘spogliarci’. Che l’abito faccia il monaco – almeno in parte _ è vero purtroppo anche ai nostri giorni. Vorrei però ricordare come tutto un vasto settore di psicopatologia sessuale possa essere decifrato attraverso la lettura di segni legati alla moda. E tra questi occorrerà ricordare l’ampio spettro simbolico presente nell’abbigliamento maschile e femminile: così dicasi per l’evidente simbolismo fallico delle scarpe, soprattutto quelle appuntite… della cravatta, che possiede un’indubbia connotazione fallica e al tempo stesso castratoria…

Kitsch

Bisogna quindi affermare che oggi il Kitsch, nel suo significato più ampio, fa parte di tutti i livelli socio-economici, perché ha saputo entrare in sintonia con il proprio tempo attraverso una forte empatia simbolica e culturale. La vera arte non è mai ‘maliziosa’: il Kitsch lo è, è questa la sua essenza. È necessario conoscerlo, anche frequentarlo e, perché no, qualche volta utilizzarlo, senza farsi mai prendere la mano. Perché il cattivo gusto è sempre in agguato.

Pubblicità

La pubblicità, dunque, trasforma la natura in oggetto, oltre a creare ovunque delle oggettualizzazioni di istituti, di marche, di merci, di attività umane, di bisogni, di istituzioni culturali, di ricerche scientifiche. Toglie al fluire spontaneo di sorgenti vitali la loro imprecisione; suddivide, incapsula, centellina, ammannisce sotto forma di elementi distinti, ben suddivisi, e quindi prima di tutto smerciabili… Ritengo che anche una pubblicità di ‘pessimo gusto’, Kitsch, possa ottenere un alto quoziente di ‘gradimento’ e quindi di efficacia.

Arte

La riduzione dell’arte a elemento prodotto meccanicamente le toglierebbe di colpo tutto il vasto territorio dell’inconscio, dell’impulso automatico, dell’espressione libera e irrazionale: l’unico territorio umano ancora rimasto parzialmente indenne dall’intervento della macchina, dal controllo della tecnica, dall’abominio della statistica.

Design

Non sono più i tempi della ‘forma dell’utile’. Il concetto di design è certo molto maturato: oggi non i bada più soltanto all’utile ma anche al dilettevole, per fortuna.

Amicizia

Tutto sommato conviene avere amici giovani, così almeno è più probabile che non premuoiano.

Tempo

Il nostro tempo non è mai pieno; è anzi carico e disseminato di pause, di iati. Ma noi non siamo più in grado di assaporare questa ‘disponibilità’ temporale perché abbiamo smarrito la libertà, l’apertura che ci veniva dalla presenza cosciente dell’intervallo.

Testi raccolti da Pier Luigi Masini

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